Enrico IV – Parte Seconda – Atto I

(“Henry IV, part 2” – 1598)

Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

Enrico IV - Parte II - Atto I

Personaggi

FAMA, il prologo

RE ENRICO IV

ENRICO, PRINCIPE DI GALLES, in seguito coronato RE ENRICO V
JOHN, PRINCIPE DI LANCASTER, figlio di Enrico IV e fratello di Enrico V
HUMPHREY DI GLOUCESTER, figlio di Enrico IV e fratello di Enrico V
THOMAS DI CLARENCE, figlio di Enrico IV e fratello di Enrico V
[CONTE DI] NORTHUMBERLAND, avversario di re Enrico IV
[RICHARD SCROOP] arcivescovo di York e avversario di re Enrico IV
[LORD] MOWBRAY, avversario di re Enrico IV
[LORD] HASTINGS, avversario di re Enrico IV
LORD BARDOLPH, avversario di re Enrico IV
TRAVERS, avversario di re Enrico IV
MORTON, avversario di re Enrico IV
[SIR JOHN] COLEVILLE, avversario di re Enrico IV
[CONTE DI] WARWICK, del partito del Re
[CONTE DI] WESTMORELAND, del partito del Re
[CONTE DI] SURREY, del partito del Re
[SIR JOHN BLUNT], del partito del Re
GOWER, del partito del Re
HARCOURT, del partito del Re
LORD GIUDICE SUPREMO, del partito del Re
[IL SUO SERVO] , del partito del Re
[ROBERT] SHALLOW, SILENCE: due giudici di campagna
DAVY, servo di Shallow
FANG e SNARE, due sergenti
[RALPH] MUFFA, soldato campagnolo
[SIMONE] OMBRA, soldato campagnolo
[TOMMASO] PORRO, soldato campagnolo
[FRANCO] FIACCO, soldato campagnolo
[PIETRO] TORELLO, soldato campagnolo
NED POINS, bell’umore singolare
[SIR JOHN] FALSTAFF, bell’umore singolare
BARDOLPH, bell’umore singolare
ISTOL, bell’umore singolare
PETO, bell’umore singolare
PAGGIO [DI FALSTAFF], bell’umore singolare
MOGLIE DI NORTHUMBERLAND
LADY PERCY, vedova di Henry Percy
QUICKLY, ostessa
DOLL TEARSHEET
[BALLERINO come] EPILOGO
[FRANCIS e altri] garzoni d’osteria, guardia [e altri sbirri], stallieri, [guardiano, messaggero, soldati, lord, accompagnatori]

[Scena: Inghilterra]
LA SECONDA PARTE DI ENRICO IV

CHE CONTINUA FINO ALLA SUA MORTE,

E ALL’INCORONAZIONE DI ENRICO V.

CON LE TROVATE DI SIR JOHN FALSTAFF,

E DELLO SPACCONE PISTOL.

COME È STATA RAPPRESENTATA PIÙ VOLTE

PUBBLICAMENTE DAI SERVITORI

DELL’ONOREVOLISSIMO LORD CIAMBELLANO.

SCRITTA DA WILLIAM SHAKESPEARE.

LONDRA

STAMPATA DA V[ALENTINE] S[IMS]

PER ANDREW WISE E WILLIAM ASPLEY.

1600

PROLOGO

Entra la Fama, coperta di lingue dipinte.

FAMA

Aprite le orecchie, infatti chi di voi chiuderà

lo spiraglio all’udito quando strepita la Fama?

Dall’oriente all’occidente declinante,

col vento come cavallo da posta, io sempre annuncio

gli atti intrapresi sul globo di questa terra.

Sulle mie lingue cavalcano calunnie ininterrotte

che io racconto in tutte le loquele

imbottendo le orecchie agli uomini di false nuove.

Parlo di pace mentre l’inimicizia segreta

sotto il sorriso della sicurezza ferisce il mondo.

E chi se non la Fama, chi se non io,

fa leve impaurite e difese anticipate

mentre la grossa annata, gonfia per altra pena,

è giudicata incinta del cupo tiranno Marte,

e mica è vero? La fama è uno zufolo

suonato da presagi, sospetti, congetture,

con una diteggiatura così facile da apprendere

che il bestione rozzo dalle mille teste,

la moltitudine sempre discorde sempre incerta,

lo sa suonare. Ma a cosa serve

fare l’anatomia del mio ben noto corpo

fra i miei seguaci? Perché la Fama è qui?

Corro davanti alla vittoria di re Harry,

che in un campo cruento presso Shrewsbury

ha battuto il giovane Hotspur e le sue truppe,

spegnendo la  fiamma della rivolta ardita

col sangue dei ribelli stessi. Ma che mi viene

da dire la verità di primo acchito? Mio compito

è spargere la voce che Harry Monmouth cadde

sotto la spada irata del nobile Hotspur,

e che il Re davanti alla furia di Douglas

piegò la testa unta giù sino alla morte.

Tanto ho vociferato per i borghi

fra il campo reale di Shrewsbury

e questo maniero, mucchio di pietre verminose,

dove il padre di Hotspur, il vecchio Northumberland,

giace finto malato. I messaggeri sopraggiungono trafelati,

e non uno di essi porta notizie apprese

da altri che me. Dalle lingue della Fama portano

dolci lusinghe false, peggio di mali reali. Esce la Fama.

ATTO PRIMO – SCENA PRIMA

Da una porta entra Lord Bardolph.

LORD BARDOLPH

Chi è di guardia, ehi?

[Entra il guardiano.]

Dov’è il Conte?

GUARDIANO

Chi devo annunciare?

LORD BARDOLPH

Di’ al Conte

che Lord Bardolph lo attende qui.

GUARDIANO

Sua eccellenza è a passeggio nel frutteto.

Se piace a vostro onore, bussate al cancello,

lui stesso risponderà.

Entra il Conte di Northumberland.

LORD BARDOLPH

Ecco che viene il Conte.

[Esce il guardiano.]

NORTHUMBERLAND

Che notizie, Lord Bardolph? Ogni minuto ormai

dovrebbe generare qualche violenza.

Sono tempi agitati. Il dissidio, come un cavallo

troppo nutrito, pazzamente ha rotto il freno

e travolge tutto davanti a sé.

LORD BARDOLPH

Nobile Conte,

vi porto notizie certe da Shrewsbury.

NORTHUMBERLAND

Buone, se a Dio piace!

LORD BARDOLPH

Quanto vorrebbe il cuore.

Il Re è ferito quasi mortalmente,

e, per la buona sorte di monsignore vostro figlio,

il principe Harry è spacciato e i due Blunt

uccisi per mano di Douglas. Il giovane principe John

e Westmoreland e Stafford si sono dati alla fuga,

e il maiale di Harry Monmouth, il pancione Sir John,

è prigioniero di vostro figlio. Ah, un giorno tale,

così condotto, combattuto e conquistato,

non ha più dato lustro alla sua epoca

dai successi di Cesare!

NORTHUMBERLAND

Come l’avete appreso?

Vedeste il campo? Venite da Shrewsbury?

LORD BARDOLPH

Ho parlato, monsignore, con uno che ne veniva,

un gentiluomo fine e di buon nome,

che francamente mi riferì queste notizie per vere.

NORTHUMBERLAND

Ecco il mio servo Travers, da me mandato

martedì scorso a raccogliere notizie.

Entra Travers.

LORD BARDOLPH

Signore, l’ho superato a cavallo per strada

ed egli non ha altre certezze

che quelle che può forse udire da me.

NORTHUMBERLAND

Dunque, Travers, che buone notizie porti?

TRAVERS

Signore, Sir John Umfrevile mi rispedì

con notizie felici, e, avendo cavallo migliore,

mi superò. Dietro lui sopraggiunse a tutto sprone

un gentiluomo, quasi esausto dalla corsa,

che si fermò per dar respiro al cavallo sanguinante.

Mi chiese la via per Chester, e io a lui

domandai notizie di Shrewsbury.

Mi disse che la ribellione aveva avuto mala sorte

e lo sprone del giovane Harry Percy era ormai freddo.

Quindi mollò le briglie al buon cavallo

e chinandosi affondò i talloni aguzzi

nei fianchi ansimanti del povero animale

fino all’asta dello sprone, dando un tal balzo

che sembrò divorare la strada nella corsa,

senza indugiare per altre domande.

NORTHUMBERLAND

Ah! Ripeti.

Ha detto che lo sprone di Harry Percy era ormai freddo?

Da Hotspur, Coldspur? La ribellione

aveva avuto mala sorte?

LORD BARDOLPH

Signore, lasciatemi dire.

Se il giovane Lord vostro figlio non ha vinto,

sul mio onore, per un nastro di seta

mi vendo la baronia. Non parlatene nemmeno.

NORTHUMBERLAND

Perché allora l’uomo che passò Travers

avrebbe raccontato quei disastri?

LORD BARDOLPH

Chi, lui?

Era un ometto che aveva rubato

il cavallo che montava e, per la mia vita,

parlava a vanvera. Ecco altre notizie.

Entra Morton.

NORTHUMBERLAND

Sì, il viso di quest’uomo, come un frontespizio,

annuncia il carattere di un volume tragico.

Così appare la spiaggia su cui la marea imperiosa

ha lasciato i segni dell’usurpazione.

Di’, Morton, sei venuto da Shrewsbury?

MORTON

Sono fuggito da Shrewsbury, nobile mio signore,

dove la morte odiosa ha messo la maschera più orrenda

per spaventare i nostri.

NORTHUMBERLAND

Che ne è di mio figlio e mio fratello?

Tu tremi, e il pallore della tua guancia

meglio della tua lingua fa l’ambasciata.

Un uomo simile, altrettanto debole e confuso,

spento, smorto d’aspetto, addolorato,

scostò la tenda di Priamo a notte fonda

per dirgli che mezza Troia era bruciata.

Ma Priamo trovò il fuoco prima che lui la lingua,

e io la morte del mio Percy prima che tu la racconti.

Questo vorresti dire: “Tuo figlio fece questo e questo;

tuo fratello quest’altro. Così si batté il nobile Douglas…”

assordando l’orecchio ansioso con le loro imprese ardite.

Ma alla fine, per assordarmi veramente,

riservi un sospiro che basterà a soffiar via le lodi,

e concludi: “Fratello, figlio e tutti, morti”.

MORTON

Douglas è vivo, e vostro fratello, ancora;

ma il mio Lord vostro figlio…

NORTHUMBERLAND

Ecco, è morto.

Vedi bene come il timore ha lingua pronta!

Basta che uno tema quel che non vuol sapere

e apprende per istinto dagli occhi d’altri

che quel che temeva è accaduto. Ma parla, Morton.

Di’ a un conte che il suo pronostico è falso,

e io lo prenderò come un disonore grato

e ti farò ricco in cambio di un tale sgarbo.

MORTON

Siete troppo grande perché io vi contraddica.

Avete intùito troppo profetico, paure troppo vere.

NORTHUMBERLAND

Ma tuttavia non dire che Percy è morto.

Vedo nei tuoi occhi una conferma riluttante.

Scuoti la testa e ritieni pauroso o malvagio

pronunciare la verità. Se è ucciso, [dillo.]

La lingua che riferisce la sua morte non offende;

e pecca colui che nega i morti,

non chi dice che il morto non vive più.

Eppure il primo a portare notizie ingrate

non ne ha guadagno e la sua lingua

in seguito suona sempre come una campana tetra,

di cui rammentiamo i rintocchi per un amico dipartito.

LORD BARDOLPH

Non posso credere, signore, che vostro figlio è morto.

MORTON

Mi addolora dovervi costringere a credere

quel che volesse Iddio che non avessi visto.

Ma questi miei occhi lo videro coperto di sangue

che si difendeva debolmente, allo stremo e sfiatato,

da Harry Monmouth, la cui furia impetuosa schiacciò

l’indomabile Percy fin giù a terra,

donde vivo mai più si sollevò.

In breve, la morte di lui, il cui spirito prestava

fuoco anche al più spento zotico dei suoi,

saputa che fu, tolse fuoco e calore

anche al più coraggioso e vigoroso dei suoi uomini.

Poiché la tempra di lui rendeva i suoi di acciaio,

e una volta che essa si perse, tutti gli altri

ricaddero su di sé, vile piombo pesante.

E come quella cosa che pesa di per sé

se spinta fugge con velocità maggiore,

così i nostri, appesantiti dalla perdita di Hotspur,

Resero questo peso tanto leggero con la paura

che le frecce non volarono più veloci al bersaglio

di come i nostri soldati, mirando alla salvezza,

fuggirono dal campo. Allora il nobile Worcester

fu in un attimo prigioniero, e il furioso scozzese,

il sanguinario Douglas, la cui spada operosa

aveva tre volte ucciso il simulacro del Re,

perse coraggio e riabilitò la vergogna

di quelli che avevano voltato le spalle, e nella fuga,

cadendo per la paura, fu catturato. La conclusione

è che il Re ha vinto e ha inviato

un esercito veloce contro voi, signore,

sotto il comando del giovane Lancaster

e di Westmoreland. Queste le notizie, tutte.

NORTHUMBERLAND

Avrò tempo sufficiente per dolermene.

Nel veleno è medicina, e le notizie che

da sano mi farebbero ammalare

ora che son malato mi hanno quasi guarito.

E come il disgraziato i cui arti deboli di febbre

quali cardini senza forza non reggono il corpo vivo,

reagisce a un attacco del male, e si sprigiona come fiamma

dalle braccia dell’infermiere, così le mie membra

indebolite dal dolore, e ora dal dolore infuriate,

son tre volte se stesse. Via dunque, vile stampella!

Un guanto di scaglie con giunture di acciaio

deve coprire questa mano. Via anche, berretta da malato!

Proteggi troppo debolmente la testa che

principi, incitati dalla vittoria, vogliono colpire.

Le mie tempie siano ora cinte di ferro, e sopraggiunga

l’ora più cupa che il tempo e l’odio ardiscano

opporre all’infuriato Northumberland!

Il cielo baci la terra! La mano della natura

non più trattenga l’oceano sconvolto! L’ordine muoia!

E questo mondo non sia più un teatro

che nutra contese per un lungo atto.

Invece solo l’animo del primogenito Caino

regni nei petti, affinché, teso ogni cuore

a azioni sanguinarie, la scena violenta finisca,

e l’oscurità provveda a seppellire i morti!

[TRAVERS]

Questo eccesso di passione vi fa male, monsignore.

LORD BARDOLPH

Caro Conte, non disgiungete la saggezza dal vostro onore.

MORTON

Le vite di tutti i vostri alleati fedeli

poggiano sulla vostra salute, la quale, se cedete

all’ira tempestosa, per forza peggiorerà.

[Conoscevate, signore, le conseguenze di una guerra,

avevate calcolato le probabilità, prima di dire:

“Armiamoci”. Era vostra presupposizione che,

nella sorte della battaglia, vostro figlio potesse perire.

Sapevate che egli camminava fra pericoli, su un filo sottile,

con più probabilità di cadere che di salvarsi.

Eravate avvertito che la sua carne poteva ricevere

ferite e cicatrici e che il suo spirito ardito

l’avrebbe portato dove era maggior pericolo.

Eppure diceste; “Parti”. E nessuna di queste cose,

per quanto evidentissime, poté trattenere

l’azione ostinata. Dunque, cosa è avvenuto,

la nostra audace impresa cosa ha generato,

più di quel che era probabile accadesse?]

LORD BARDOLPH

Tutti noi coinvolti in questa perdita

sapevamo di affrontare mari tanto rischiosi

che dieci contro uno ci avremmo rimesso la vita.

Eppure rischiammo per il guadagno promesso,

soffocammo la considerazione del pericolo temuto,

e ora che abbiamo perso, rischiamo ancora.

Suvvia, impegniamo tutto, corpi e beni.

MORTON

È più che tempo. Mio nobile signore,

sento per certo, e oso dire il vero,

[che il buon Arcivescovo di York è in armi

con forze ben provviste. È uno

che si lega i seguaci a doppio filo.

Monsignore vostro figlio non aveva che cadaveri,

ombre e simulacri di uomini, per combattere.

Poiché la stessa parola “ribellione” separava

l’azione dei loro corpi dalle anime,

e combattevano nauseati, controvoglia,

come chi prende una medicina, e solo le loro armi

sembravano stare con noi: ché l’ardimento e l’anima,

il termine “ribellione” sembrava averli gelati,

come pesci in uno stagno. Ora però il Vescovo

rende l’insurrezione sacrosanta.

Stimato sincero e religioso nel pensiero,

è seguito e col corpo e con la mente,

e nobilita la sua insurrezione invocando il sangue

del buon re Riccardo, grattato dalle pietre di Pomfret,

giustifica con il cielo la propria causa e contesa,

dice che difende una terra sanguinante

che implora vita sotto il superbo Bolingbroke;

e grandi e piccoli accorrono a seguirlo.]

NORTHUMBERLAND

Questo già lo sapevo, ma a dire il vero

il dolore attuale me lo ha tolto di mente.

Entrate con me e ognuno consigli

la via migliore per la sicurezza e la vendetta.

Preparate corrieri e lettere, fatevi subito alleati.

Mai tanto pochi, mai tanto necessari. Escono.

ATTO PRIMO – SCENA SECONDA

Entra Sir John [Falstaff] solo, con il paggio che gli porta spada e scudo.

FALSTAFF

Ehi tu, gigante, che dice il dottore della mia acqua?

PAGGIO

Ha detto, signore, che l’acqua di per sé è bell’e sana, ma quanto al suo proprietario legittimo, può avere più malattie che lui non sappia.

FALSTAFF

Uomini di tutte le risme fanno a gara a punzecchiarmi. Il cervello di questa argilla impastata di sciocchezze, l’uomo, non è capace di inventare niente che faccia ridere più di quel che invento io, o si inventa su di me. Sono spiritoso non solo per me stesso, ma anche causa dello spirito ch’è  negli altri. Son qui che cammino davanti a te come una scrofa che ha schiacciato tutti i suoi porcellini tranne uno. Se il Principe ti ha messo al mio servizio per altro motivo che quello di farmi da contrasto, non capisco più niente. Disgraziato mandragolino, sei più adatto a far da fregio sul mio cappello che da paggio alle mie calcagna. Sinora non mi era mai capitato di avere per attendente un cammeo. Però non ti incastonerò d’oro o d’argento, ma di vecchi stracci, e ti rimanderò come un gioiello al tuo padrone… quel tuo padroncino del Principe, che non ha ancora un pelo sul mento. Farà prima a crescermi la barba sul palmo della mano che a lui un pelo sulla guancia, eppure non si fa scrupolo di dire che la sua è la faccia di un reale. Dio la rifinirà quando vuole, per ora non ha un pelo di troppo.

Può tenersela al valore di un reale, non c’è barbiere che ci guadagnerà sei soldi; e poi fa il galletto come se fosse uomo da quando suo padre era scapolo. La sua grazia se la tenga pure, la mia però l’assicuro che l’ha quasi persa. Che ha detto mastro Dommelton del raso per la mia mantella e le mie brache?

PAGGIO

Signore, ha detto che dovete procurargli una malleveria migliore di quella di Bardolph. Non ha voluto accettare né la sua né la vostra obbligazione; non gli garbava la garanzia.

FALSTAFF

Vada al diavolo, come il ricco Epulone! Anzi, Dio gli faccia bruciare la lingua anche di più! Figlio di puttana d’un Achitofel! Furfante d’un baciapile tutto salamelecchi! Incoraggiare un gentiluomo e poi far storie sulla garanzia! Ecco che questi bastardi di teste lisce se ne vanno in giro con le loro scarpe alte e con mazzi di chiavi alla cintola, e quando hai combinato con loro un onesto acquisto a credito saltan su con la garanzia. Mi va bene che mi mettano in bocca del veleno per topi se lascio che me la riempiano di garanzie. Pensavo che doveva mandarmi ventidue iarde di raso, come è vero che sono un cavaliere, e invece lui mi manda… garanzie. Be’, dorma pure sodo con le sue garanzie, visto che il corno dell’abbondanza già ce l’ha, e la leggerezza di sua moglie ne traspare chiara e tonda. E dire che lui non se ne accorge, nonostante la lanterna che si ritrova in testa. Dov’è Bardolph?

PAGGIO

È andato a Smithfield a comprare un cavallo a vossignoria.

FALSTAFF

Io ho ingaggiato lui in San Paolo, ora lui mi compera un cavallo a Smithfield. Se solo trovo moglie in un bordello sarò servito, accavallato e ammogliato.

Entra il Lord Primo Giudice [con un servo].

PAGGIO

Signore, arriva il nobiluomo che mandò in prigione il Principe per averlo schiaffeggiato a causa di Bardolph.

FALSTAFF

Filiamocela, non lo voglio incontrare.

GIUDICE

Chi è quell’uomo laggiù?

SERVO

Falstaff, se piace a vossignoria.

GIUDICE

Quello che era sospettato della rapina?

SERVO

Lo stesso, signore. Ma poi ha combattuto bene a Shrewsbury, e ora, a quanto ho sentito, sta per andare con un comando da Lord John di Lancaster.

GIUDICE

A York, dunque? Chiamalo un po’.

SERVO

Sir John Falstaff!

FALSTAFF

Ragazzo, digli che sono sordo.

SERVO

Dovete parlare più forte, il mio padrone è sordo.

GIUDICE

Sono certo che è sordo, a ogni buona causa. Vai, tiralo per il gomito; devo parlargli.

SERVO

Sir John!

FALSTAFF

Come! Un furfantello, e chiede l’elemosina! Non ci sono guerre? Non c’è da lavorare? Al Re non mancano uomini? E ai ribelli non servono soldati? Sarebbe una vergogna stare da qualsiasi parte tranne una, ma mendicare è più vergognoso che stare dalla parte peggiore, fosse anche peggiore di quanto il nome di ribellione possa farla credere.

SERVO

Signore, mi prendete per un altro.

FALSTAFF

Perché, ho forse detto che sei un onest’uomo? Se l’avessi detto, avrei mentito per la gola, mettendo da parte la mia qualità di cavaliere e di soldato.

SERVO

Allora, signore, mettete da parte la vostra qualità di cavaliere e di soldato e datemi licenza di dirvi che mentite per la gola se affermate che sono altro che un onest’uomo.

FALSTAFF

Io darti licenza di parlarmi così! Io mettere da parte la dignità che mi si conviene! Se ottieni da me una licenza di questa specie, impiccami; se te la prendi, meglio che t’impicchi tu. Sei sulla pista sbagliata. Via, fuori dai piedi!

SERVO

Signore, il mio padrone vuole parlarvi.

GIUDICE

Sir John Falstaff, una parola.

FALSTAFF

Mio caro signore! Che Dio conceda a vossignoria una buona giornata. Sono felice di vedere vossignoria a spasso. Avevo sentito dire che vossignoria era ammalata. Mi auguro che vossignoria esca col parere del medico. Anche se vossignoria non è ancora del tutto fuori dalla giovinezza, pure ha già un certo sentore di vecchiaia, un po’ del condimento del salino del tempo; e prego con tutta umiltà vossignoria di avere una cura assai riguardosa della vostra salute.

GIUDICE

Sir John, vi ho mandato a chiamare prima della vostra  partenza per Shrewsbury.

FALSTAFF

Se piace a vossignoria, sento che sua maestà ha avuto qualche disturbo di salute tornando dal Galles.

GIUDICE

Non parlo di sua maestà. Non siete venuto quando vi ho mandato a chiamare.

FALSTAFF

E sento anche che sua altezza si è presa questa bastarda apoplessia.

GIUDICE

Be’, Dio gli renda la salute! Vi prego, lasciate che vi parli.

FALSTAFF

Questa apoplessia, a mio avviso, è una sorta di letargo, se piace a vossignoria, una sorta di sonnolenza del sangue, un accidenti di formicolio.

GIUDICE

Perché me ne parlate? Sia quel che sia.

FALSTAFF

Si origina dal troppo penare, dal rimuginare e dalla perturbazione del cervello. Ho letto in Galeno le cause dei suoi effetti. È una specie di sordità.

GIUDICE

Penso che vi siate presa la stessa malattia, infatti non sentite quel che vi dico.

FALSTAFF

Benissimo, signor mio, benissimo. Piuttosto, se vi piace, mi è venuta la malattia del non ascoltare, il morbo del non intendere.

GIUDICE

A mettervi i ceppi alle caviglie forse si migliorerebbe la sensibilità delle vostre orecchie, e non mi dispiacerebbe diventare il vostro medico.

FALSTAFF

Sono povero come Giobbe, monsignore, ma non altrettanto paziente. Vossignoria può prescrivermi la medicina della prigione a causa della mia povertà, ma i dotti avranno un pizzico di dubbio, o un dubbio vero e proprio, che io mi faccia vostro paziente e mi adatti alle vostre ricette.

GIUDICE

Vi mandai a chiamare, per parlarvi, quando contro di voi c’erano delle accuse che avrebbe potuto costarvi la vita.

FALSTAFF

Seguendo il consiglio datomi allora da un avvocato edotto delle leggi militari, non venni.

GIUDICE

Insomma, Sir John, la verità è che vivete in grande infamia.

FALSTAFF

Chi usa cinture larghe come la mia non può vivere in infamie più ridotte.

GIUDICE

I vostri mezzi sono assai ristretti, ma fate un grande spendere e spandere.

FALSTAFF

Magari fosse diversamente! Vorrei avere mezzi da gran signore e una vita più ristretta.

GIUDICE

Avete traviato il giovane Principe.

FALSTAFF

Il giovane Principe ha traviato me. Io sono il pancione, lui il mio cane.

GIUDICE

Be’, non mi va di irritare una ferita da poco sanata. Il servizio da voi reso di giorno a Shrewsbury ha messo in qualche modo in miglior luce la vostra impresa notturna a Gad’s Hill. Ringraziate i tempi inquieti se da quella faccenda siete uscito quietamente.

FALSTAFF

Mio signore?

GIUDICE

Ma ora che tutto è tranquillo, lasciate le cose come stanno. Non svegliate il lupo che dorme.

FALSTAFF

Svegliare un lupo è brutto come fiutare una volpe.

GIUDICE

Ma cosa! Siete come una candela, per buona parte consumata.

FALSTAFF

Un bel candelone da cerimonia, mio signore, tutto sego. Se dicessi di cera, il mio bell’incarnato mi darebbe ragione.

GIUDICE

Non c’è pelo bianco sul vostro viso che non dovrebbe darvi più sussiego.

FALSTAFF

Più sugo, sugo, sugo.

GIUDICE

Andate in su e in giù dietro al giovane Principe come foste il suo angelo cattivo.

FALSTAFF

Non è così, signore. L’angelo cattivo è una moneta leggera, ma spero bene che chi mi vede mi prenderà senza pesarmi. Pure, sotto certi aspetti, lo ammetto, non ho circolazione. Non so dire. La virtù è così poco considerata in questi tempi di bottegai che il valore vero mena gli orsi ammaestrati per le fiere. La prontezza d’ingegno si riduce a taverniere e spreca il cervello a far conti. Tutte le altre qualità che si confanno a un uomo, a sentire quest’età malevola, non valgono un fico secco. Voi che siete vecchi non considerate le capacità di noi che siamo giovani, misurate il caldo dei nostri fegati con l’amaro della vostra bile. E noi che siamo nell’avanguardia della giovinezza, lo ammetto, siamo pure birbanti.

GIUDICE

Mettete il vostro nome fra i giovani, voi che avete vecchio scritto in faccia con tutti i caratteri dell’età? Non avete l’occhio umido? La mano secca?  La guancia giallognola? La barba bianca? La gamba che si raccorcia? La pancia che cresce? La vostra voce non è tremula? Il fiato corto? Il mento doppio? Lo spirito impoverito? E ogni vostro organo devastato dall’età? E ancora vi definite giovane? Via, via, via, Sir John!

FALSTAFF

Monsignore, nacqui verso le tre del pomeriggio, con la testa bianca e la pancia già un po’ tonda. Quanto alla voce l’ho persa a forza di incitare all’attacco e cantare inni. Altre prove della mia gioventù non le darò. La verità è che sono vecchio solo nel giudizio e nell’intelletto, e se qualcuno vuol fare con me una gara di ballo per mille marchi, mi dia prima i soldi, e poi sotto! Quanto al ceffone in faccia che vi ha dato il Principe, l’ha dato da principe maleducato e voi ve lo siete preso da Lord assennato. L’ho rimproverato a riguardo, e il leoncino fa penitenza, ma perdio non con cenere e saio, bensì con seta nuova e vino vecchio.

GIUDICE

Ebbene, Iddio mandi al Principe un compagno migliore!

FALSTAFF

Iddio mandi al compagno un principe migliore! Non riesco a togliermelo di torno.

GIUDICE

Be’, il Re vi ha separato [dal principe Harry]. Sento che andrete con Lord John di Lancaster contro l’Arcivescovo e il Conte di Northumberland.

FALSTAFF

Proprio così, ne ringrazio la vostra bella e cara intelligenza. Ma tutti voi che restate a casa a baciare madama Pace, pregate che i nostri eserciti non si scontrino in una giornata troppo calda, perché ho portato con me due sole camicie, e perdio non ho intenzione di sudare troppo. Se è un giorno caldo, e brandisco altro che una bottiglia, che io non possa mai più sputare bianco. Non c’è impresa pericolosa che faccia capolino, e subito tocca a me. Be’, non posso durare in eterno. Però è sempre stato un vizio della nostra Inghilterra, che se ha qualcosa di buono, lo rende comune. Se insistete a dire che sono vecchio, allora lasciatemi riposare. Volesse Dio che il mio nome non facesse tanta paura al nemico. Preferirei essere mangiato dalla ruggine piuttosto che consumato a morte dal moto perpetuo.

GIUDICE

Va be’, siate onesto, siate onesto, e Dio benedica la vostra spedizione!

FALSTAFF

Vostra signoria può prestarmi mille sterline per equipaggiarmi?

GIUDICE

Non un soldo, non un soldo. Siete troppo impaziente di portare croci. Buon viaggio. Salutatemi l’amico Westmoreland. [Escono il Primo Giudice e il servo.]

FALSTAFF

Se lo faccio, schiacciatemi con un maglio che ci voglion tre uomini a sollevarlo. Non si può separare la vecchiaia dall’avidità più di quanto non si possa dividere la carne giovane dalla lussuria. Ma la gotta acciacca l’una e la sifilide rode l’altra, sicché tutte e due prevengono  le mie maledizioni. Ragazzo!

PAGGIO

Signore?

FALSTAFF

Quanto c’è nella mia borsa?

PAGGIO

Sette grossi e due soldi.

FALSTAFF

Non mi riesce di trovare rimedio a questa consunzione della borsa. I prestiti non fanno che prolungarla e prolungarla, ma la malattia è incurabile. Vai e porta questa lettera al mio Lord di Lancaster, questa al Principe, questa al Conte di Westmoreland, e questa qui alla vecchia madama Ursula, che ho promesso di sposare tutte le settimane da quando mi sono scoperto sul mento il primo pelo bianco. Presto. Sai dove trovarmi. [Esce il paggio.] Una sifilide a questa gotta! Oppure una gotta a questa sifilide! Perché l’una o l’altra sta facendo il diavolo a quattro con l’alluce del mio piede. Ma non importa se zoppico, ho la scusa della guerra, e la mia pensione sembrerà tanto più giustificata. Un buon cervello trae profitto da tutto. Io muterò le malattie in vantaggi. [Esce.]

ATTO PRIMO – SCENA TERZA

Entrano l’Arcivescovo, [il Lord Cerimoniere] Thomas Mowbray, Lord Hastings e Lord Bardolph.

ARCIVESCOVO

Dunque avete udito le nostre ragioni e i nostri mezzi;

perciò, nobili amici, vi prego tutti, esprimete

francamente il vostro pensiero sulle nostre prospettive.

E primo voi, Lord Cerimoniere, cosa dite?

MOWBRAY

Concordo interamente sulle ragioni per cui ci armiamo,

ma gradirei spiegazioni più convincenti

su come con i nostri mezzi pensiamo di giungere

a opporci con fronte abbastanza ardita e fiera

al potere e alle forze del Re.

HASTINGS

Le nostre forze ammontano sulla carta

a venticinquemila soldati scelti;

i rinforzi dipendono in buona parte

dal grande Northumberland, il cui petto brucia

d’ira furiosa per i torti subiti.

LORD BARDOLPH

Lord Hastings, allora la questione è qui:

i venticinquemila uomini che abbiamo adesso

possono tenere testa senza Northumberland?

HASTINGS

Con lui, possiamo farcela.

LORD BARDOLPH

Perdio, ecco il punto.

Ma se senza di lui sembriamo troppo deboli

la mia opinione è che non dovremmo andare troppo oltre

[finché non abbiamo i suoi rinforzi a portata di mano.

Infatti in una faccenda sanguinosa come questa,

le congetture, le aspettative e le promesse

di aiuti incerti non dovrebbero essere ammesse.]

ARCIVESCOVO

Verissimo, Lord Bardolph, fu questo appunto

il caso del giovane Hotspur a Shrewsbury.

LORD BARDOLPH

Proprio così, signore; si fece forte di speranze,

mangiando aria e promesse di soccorso,

illudendosi sulla grandezza delle sue forze,

più piccole in realtà della sua stima più piccina,

e così, con la fantasia eccessiva

propria dei pazzi, condusse i suoi alla morte

e a occhi chiusi si tuffò nella disfatta.

HASTINGS

Però, consentitemi, non ha mai recato danno

considerare le probabilità e le speranze.

LORD BARDOLPH

[Sì invece, se la natura di questa guerra,

dico, l’azione imminente, l’impresa in corso,

si nutre di speranza come le gemme che vediamo

a inizio di primavera, dalle quali non tanto si sperano frutti

quanto si dispera per il gelo che le ucciderà.

Se pensiamo di costruire, prima misuriamo il terreno,

poi disegniamo il progetto. Visto il modello della casa,

dobbiamo valutare il prezzo della costruzione,

e se troviamo che questo supera le possibilità,

che altro facciamo se non ridisegnare il modello

con minore ampiezza, o almeno desistiamo

del tutto dal costruire? Tanto più in questa

opera grande, quasi tirar giù un regno

e metterne su un altro, dovremmo considerare

luogo, posizione e progetto,

accordarci su fondamenta solide,

interrogare architetti, conoscere i nostri mezzi,

quanto capaci di sostenere tali lavori,

di affrontare gli ostacoli. Altrimenti]

ci facciamo forti di carte e figure,

usando i nomi degli uomini anziché gli uomini,

come uno che fa il progetto di una casa

oltre la sua capacità di realizzarla, e, a metà,

rinuncia e lascia il suo investimento inconcluso

nuda preda del pianto delle nuvole,

rovina su cui l’inverno rude incrudelisce.

HASTINGS

Se anche le nostre speranze di un parto fausto,

dovessero nascere morte, e ora possedessimo

fino all’ultimo degli uomini previsti,

penso che siamo un corpo abbastanza forte,

già come siamo, per tener testa al Re.

LORD BARDOLPH

Come, il Re ha solo venticinquemila uomini?

HASTINGS

Non di più per noi, Lord Bardolph, anzi, neppure tanti.

Infatti le sue truppe, in questi tempi inquieti,

hanno tre avversari; un terzo tiene testa ai francesi,

uno a Glendower, per forza un terzo

deve affrontare noi. Così il Re, infermo,

è spaccato in tre, e le sue casse risuonano

vacuamente di povertà e vuoto.

ARCIVESCOVO

Che egli unisca le sue forze disgiunte

e ci attacchi in tutta la sua potenza

non è da temere.

HASTINGS

Se lo facesse

[si lascerebbe scoperte le spalle, mentre francesi e gallesi]

gli latrano alle calcagna. Niente paura.

LORD BARDOLPH

Chi dovrebbe condurre le sue forze qui?

HASTINGS

Il Duca di Lancaster e Westmoreland.

Contro i gallesi, lui stesso e Harry Monmouth.

Ma chi sia stato inviato contro i francesi

non lo so con certezza.

[ARCIVESCOVO

Procediamo,

e rendiamo note le cause della nostra sollevazione.

Il popolo è disgustato del suo eletto,

il suo amore troppo ingordo ha ecceduto.

Una casa pericolante ed insicura

si fa chi costruisce sul cuore del volgo.

O folla sciocca, quali applausi scroscianti

levasti al cielo osannando Bolingbroke,

prima che fosse quel che volevi divenisse!

E ora che ti sei addobbata come desideravi,

bestiale divoratrice, ne sei tanto sazia

che ti stuzzichi da sola per rivomitarlo.

Proprio così, cagna volgare, ti liberasti

lo stomaco ingordo del regale Riccardo;

e ora vorresti rimangiarti il vomito morto,

e ululi nel cercarlo. Come fidarsi di questi tempi?

Coloro che, Riccardo vivo, lo volevano morto

si sono ora innamorati della sua tomba.

Tu che gettasti polvere sulla sua santa testa

quando per l’orgogliosa Londra passò gemendo

alle calcagna dell’ammirato Bolingbroke,

ora gridi: “Terra, ridacci quel re,

e prenditi questo!” Maledetti pensieri umani!

Passato e avvenire paiono migliori, il presente un male.]

[MOWBRAY]

Riuniamo le truppe e ci mettiamo in marcia?

HASTINGS

Siamo sudditi del tempo, e il tempo ordina di partire.

[Escono.]

Enrico IV – Parte II
(“Henry IV, part 2” – 1598)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

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