1590/1593 – La bisbetica domata

(“The Taming of the Shrew” 1590 – 1593)

La struttura della commedia è basata sul tipico gioco del “teatro nel teatro”: un prologo/introduzione crea il presupposto, la “cornice” per una vicenda “interna” alla situazione da esso fittiziamente creata.

Traduzione di Sergio Perosa

Introduzione – Trama
Prologo
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

La bisbetica domata

Introduzione

          La commedia “The Taming of the Shrew” appartiene al primo periodo, il periodo cosiddetto “sperimentale”, della produzione teatrale di Shakespeare. Essa apparve pubblicata a stampa per la prima volta nell’in-folio del 1623, ma incerta è la data di produzione: la critica più recente la colloca prima del 1592, e cioè prima della chiusura dei teatri di Londra a causa della peste e del conseguente scioglimento della Compagnia degli attori del conte di Pembroke.
Questa datazione è stata per lungo tempo controversa, per due ragioni: la prima è che il titolo non figura tra i lavori attribuiti a Shakespeare in quella specie di antologia/panorama della letteratura inglese contemporanea che sono i “Palladis Tamia” (“I doni di Minerva”) del 1598; la seconda è che, alla riapertura dei teatri, comparve sulla scena dei teatri londinesi una commedia, d’autore anonimo, dal titolo “The Taming of a Shrew”, ciò che fece arguire che da quella Shakespeare avesse tratto la sua. Ma una più approfondita analisi dei due testi ha condotto alla conclusione opposta: che cioè l’anonima “The Taming of a Shrew” non fosse che una rozza e fraudolenta imitazione dell’originale shakespeariano, con alcune varianti nella collocazione scenica (nell’antica Atene, invece che nella Padova contemporanea), nella caratterizzazione dei personaggi, nell’epilogo della vicenda del calderaio Sly; oltre, soprattutto, alla disparità del livello stilistico.

         La struttura della commedia è basata sul tipico gioco del “teatro nel teatro”: un prologo/introduzione crea il presupposto, la “cornice” per una vicenda “interna” alla situazione da esso fittiziamente creata. In questo prologo, il calderaio Cristoforo Lenza (Sly), trovato ubriaco mentre dorme su una panca all’esterno di un’osteria, è trasportato di peso in casa di un signore che ci si vuol divertire. Lenza, al risveglio, ritrovatosi in un ambiente lussuoso, circondato da servi premurosi, si crede diventato veramente il gran signore che questi gli vogliono far credere, e in questa veste lo si fa assistere ad una recita in cui una ragazza bisbetica e indiavolata finisce per essere addomesticata da un marito più cocciuto e più deciso di lei.

          È il tema del mendicante/signore, che si rifà palesemente ad una delle novelle della famosa raccolta araba delle “Mille e una notte”, laddove il califfo Harun-el-Ashid fa lo stesso gioco col mendicante Abu Assan. È dubbio però che Shakespeare la potesse conoscere: una versione latina della raccolta circolava in Inghilterra all’epoca, ma Shakespeare, come testimonia il suo amico Jonson, “sapeva poco di latino”. L’ipotesi più probabile – secondo il Melchiori – è che “l’autore o gli autori ne avessero sentita una versione orale”.
La seconda vicenda, quella “interna”, e che forma il corpo della commedia, è presentata come una recita allestita nel palazzo in onore del calderaio/signore: una bizzosa e selvatica Caterina è conquistata e addomesticata dal giovane Petruccio, cacciatore di doti, venuta a Padova da Verona “per trovare di che accasarmi bene”. Il tutto in un intreccio, che riecheggia, molto ben combinato, il tema dei “Suppositi” di Lodovico Ariosto (1509), che gli inglesi conoscevano nella traduzione di George Gascoigne (1566), e quello della ballata popolare “A merry jest of a shrew and a curst wife”, “Un allegro scherzo a una moglie bisbetica e perversa”.
Shakespeare lascia senza conclusione l’episodio introdotto dal prologo, che invece il copione della sua falsa copia sopraddetta conclude con una scena finale, dove il calderaio Sly(il nome è lo stesso nei due lavori) è ritrasportato di peso nel luogo dove era stato trovato a dormire ubriaco al principio, e dal dialogo tra lui e uno sguattero, che lo sveglia, si capisce – e solo allora – che tutto quello che è apparso sulla scena non era che un sogno; dal quale il calderaio trae la sua morale: di aver imparato, cioè, i modi per “addomesticare” una donna bisbetica, e si propone di applicare subito la ricetta alla moglie, nel caso che questa, al suo ritorno a casa, faccia tanto da alzare la voce per la nottata da lui trascorsa fuori.

* * *

La commedia è una di quelle che hanno avuto più fortuna sulle scene inglesi, sia pure in versioni diverse e con infiniti rimaneggiamenti; egual successo ha avuto fuori d’Inghilterra dove però – come in Italia – ha trovato in attori e registi la tendenza ad esagerare la sua vena farsesca, conferendo al personaggio di Petruccio una brutalità diversa dalla flemma scanzonata del maschio sicuro di farcela, e a Caterina la trivialità innaturale della “femmina da domare” (dove di “domare” non si tratta, nemmeno del titolo), invece che la femminile bizzarria di una fanciulla bella e sensibile da “addomesticare”: il che ha in ogni caso finito col sottrarre alla rappresentazione gran parte del suo respiro poetico e del suo valore psicologico.

( Goffredo Raponi)

Trama

da Il corriere delle Sfamuse

PROLOGO

Scena I
In un’ osteria, il calderaio Sly, ubriaco, è intento in una lite con l’ostessa, per poi addormentarsi ubriaco. Arriva all’osteria un signore, di ritorno dalla caccia col suo seguito, trova l’ubriaco addormentato e decide di fargli uno scherzo: portarlo a casa sua e , al suo risveglio, farlo trattare da tutti come un nobile signore. Lo portano a casa. Arriva, in casa del Signore, una compagnia di attori, che chiede ospitalità in cambio della rappresentazione di una commedia. Il Signore li ospita volentieri. In tanto ordina ai servi di continuare la messinscena.

Scena II 
Sly si risveglia e i servi lo convincono che ha dormito per quindici anni e ciò che lui crede di aver vissuto in realtà non è che un sogno. Lui all’inizio è intontito e confuso, ma alla fine accetta di buon grado questa versione dei fatti. Un servo si traveste addirittura da donna e si finge la sua signora e Sly cerca subito di portarsela a letto, nonostante le mille resistenze del servo che ovviamente non ne vuole sapere. Tutti prendono posto per assistere alla rappresentazione della compagnia degli attori, che metteranno in scena una commedia: La bisbetica domata.

ATTO I

Scena I 
Lucenzio e il suo servitore a Tranio arrivano, da Pisa, a Padova, dove Lucenzio vuole dedicarsi completamente agli studi universitari. Per strada si imbattono in una strana scena. Entra Battista con la bella figlia Bianca seguito da Gremio e Ortensio, i due pretendenti. Battista, nonostante le loro insistenze, è deciso a non maritare Bianca fino a che non avrà trovato un marito alla figlia maggiore Caterina, che si affaccia alla finestra proprio in quel momento imprecando e rivelando nelle sue risposte un carattere da vera bisbetica. Battista rientra in casa con la figlia dichiarando che per lei non cerca pretendenti, bensì precettori per istruirla. Sia Ortensio che Gremio progettano di fingersi precettori per poter corteggiare Bianca, e decidono di allearsi nella difficile impresa di trovare un marito alla sorella. Lucenzio, che insieme a Tranio ha assistito a tutta la scena, è invaghito di Bianca. I due progettano questo piano: Lucenzio, indossando i panni di Tranio, si fingerà un precettore, di nome Cambio, e Tranio interpreterà la parte di Lucenzio.

Scena II
Petruccio, amico di Ortensio, accompagnato dal servitore Grumio, è giunto a Padova da Verona perché, morto il padre, vuole trovare una moglie, all’unica condizione che sia ricca. Ortensio gli propone Caterina, avvisandolo del suo carattere ribelle. Petruccio non sembra preoccupato, ma anzi attirato dalla ricca dote della ragazza. Ortensio si offre di portarlo in casa di Battista in cambio facendosi presentare come precettore, per poter corteggiare Bianca. Tutti i pretendenti, ognuno con il suo piano e il suo travestimento, si incontrano davanti alla casa di Battista.

ATTO II 

Scena I 
Caterina tormenta Bianca e la accusa in mille modi, pensando che il padre abbia un debole per lei. Arrivano alla casa tutti i vari pretendenti e i finti “precettori”. Questi ultimi vanno ad istruire le ragazze (Caterina spacca il liuto in testa all’insegnante di musica) e intanto Petruccio, dopo essersi messo d’accordo con Battista per la dote, va a conoscere Caterina. I due hanno un dialogo molto acceso, ma alla fine lui, un po’ con l’inganno un po’ con la forza, la convince a sposarlo.

ATTO III 

Scena I 
Lucenzio e Ortensio, entrambi travestiti d precettori, litigano per chi può passare più tempo con Bianca, e ognuno dei due con un messaggio in codice, le svela il proprio amore. Si capisce che Bianca preferisce Lucenzio. Bianca si ritira per prepararsi alle nozze della sorella.

Scena II
Tutti sono pronti davanti alla chiesa per celebrare il matrimonio, ma Petruccio, suscitando l’ira di Caterina e lo scandalo generale, si presenta in ritardo e vestito in modo rozzo e ridicolo. Alla fine, racconta Gremio, le nozze, in un modo o nell’altro si sono celebrate. Intanto Tranio e Lucenzio progettano di far arrivare un uomo che si finga il padre di Lucenzio per rendere la storia più credibile al banchetto di nozze, a un certo punto Petruccio dichiara di avere degli affari da sbrigare e se ne va abbandonando gli invitati e portandosi di peso Caterina.

ATTO IV 

Scena I
Petruccio e Caterina arrivano, dopo un lungo viaggio al freddo, alla cascina di Petruccio, annunciati da Grumio. Vengono accolti da un branco di servitori sgangherati. Grumio racconta che durante il viaggio P. ha fatto in modo che Caterina cadesse nel fango e si insozzasse tutti i vestiti. P. tratta i servitori a suon di insulti, si lamenta per la cena e così fa in modo che Caterina vada a letto a stomaco vuoto. Poi in un monologo, dichiara le sue intenzioni di renderle la vita impossibile per riuscire ad ammansirla.

Scena II 
A casa di Battista, Ortensio ha scoperto la tresca di Bianca col suo rivale Cambio ( in realtà Lucenzio) e la svela anche a Lucenzio (in realtà Tranio) . I due decidono di rinunciare entrambi al corteggiamento della fanciulla; così Lucenzio si è tolto di mezzo un rivale. Tranio intanto convince ingannandolo un viaggiatore appena arrivato da Mantova a presentarsi a casa di Battista fingendosi suo padre ( cioè il padre di Lucenzio).

Scena III 
Con delle scuse che maschera per premura, Petruccio fa sì che Caterina soffra la fame e il sonno. Per andare al casa del padre fa chiamare un sarto e un merciaio che portano vestiti bellissimi e poi li rifiuta senza ascoltare le repliche di Caterina che li vorrebbe a tutti i costi. Infine la costringe a partire a un orario assurdo solo per far valere la sua autorità.

Scena IV 
Il finto padre di Lucenzio giunge a casa di Battista e i due accordano per le nozze dei figli. Per firmare le carte si spostano a casa di Lucenzio lasciando il tempo al vero Lucenzio di andare in chiesa con Bianca dove un prete li aspetta per celebrare nascostamente le loro nozze.

Scena V 
Petruccio a suon di minacce e ricatti comincia a “ domare” Caterina, se lui dice le cose più assurde e improbabili, come che la luna è il sole e il sole è la luna, lei concorda sottomettendosi totalmente alla sua volontà, pur di raggiungere la casa del padre. Per strada incontrano intanto Vincenzo, padre di Lucenzio, che sta arrivando a Padova e trovare il figlio; quando si presenta, Caterina e Petruccio si congratulano per le nozze del figlio, di cui egli naturalmente è inconsapevole, e pensa ad uno scherzo.

ATTO V 

Scena I 
Vincenzo arriva, accompagnato da P. e C., alla casa di Lucenzio, dove però lo accolgono il finto Lucenzio e il finto Vincenzo, accusandolo di essere un imbroglione. Scatta una lite, e Vincenzo sta per essere portato via dalla polizia, quando il vero Lucenzio, ormai sposo di Bianca, arriva e svela l’imbroglio, rincuorando gli animi.

Scena II 
Tutti i personaggi si trovano ad un banchetto a casa dei novelli sposi Lucenzio e Bianca. Tutti lanciano frecciatine alla strana coppia Petruccio e Caterina. Petruccio propone allora una scommessa: cento corone a colui la cui moglie, mandata a chiamare, arriverà prima dal marito. Bianca non si presenta e nemmeno la moglie di Ortensio. L’unica a presentarsi è proprio Caterina, che sotto l’ordine dal marito, va a chiamare anche le altre due e ricorda loro i propri doveri di moglie: obbedire, essere sempre gentili e premurose, trattare il marito come un sovrano, un principe, rispondere a tutte le sue esigenze e richieste senza contraddire e ribellarsi, perché questo è lo scopo per cui la natura a creato la donna con un corpo così delicato e morbido, e a questo scopo deve attenersi sempre. Petruccio soddisfatto vince la scommessa, e l’ammirazione degli altri uomini a tavola, esterrefatti dal cambiamento di Caterina, la bisbetica domata.

Personaggi principali

Caterina: Sorella di Bianca e figlia di Battista Minola, un ricco mercante di Padova. La sua reputazione è di bisbetica, ma in realtà lo è solo all’apparenza. Caterina è la prima fra le brillanti ed argute protagoniste dei brani di Shakespeare. Essa ha scoperto che l’unica soluzione che possa preservare la sua integrità è di opporsi a ciò che gli altri dicono. Ella possiede un modesto senso dell’umorismo ed un carattere irascibile e scontroso.

Petrucchio: È un giovane uomo proveniente da Verona, che dice di essere venuto a Padova per sposarsi con una ragazza ricca e benestante. È un uomo allegro, impaziente e molto soddisfatto di Caterina. Egli possiede una corporatura robusta ed un’altezza considerevole. All’inizio è scontroso ed anche un po’ brutale nei confronti di Caterina, ma in seguito, dopo averla conquistata, si rivela invece egli “bisbetico” e scherzoso.

Bianca: All’inizio è una ragazza dolce, tranquilla, gentile ed obbediente; in seguito, però, in contrapposizione all’addolcimento di Caterina, diventa scontrosa e disobbediente al padre. Bianca funge da esempio a Caterina, mostrando i suoi punti deboli, ma alla fine dimostra di possederne alcuni lei stessa.

Lucenzio: È il tipico innamorato, che si infuoca a prima vista.

Come personaggio, egli è dipinto molto vivacemente e possiede una corporatura snella e minuta.

Battista: È il tipico padre, il quale vuole niente meno che la completa obbedienza delle sue due figlie; egli spera di organizzare le loro vite definitivamente. Esso è anche occupato a sposare le sue figlie per soldi e spinge spesso i corteggiatori di esse a farlo. È un uomo di mezz’età e di corporatura bassa.

La bisbetica domata
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