Sonetto 28

Shakespeare. Sonetto 9

«Come posso ritrovare la mia pace
se il ristoro del sonno mi è negato?».  

Proseguono le immagini di assenza del sonetto precedente che mostrano il poeta in un punto di esaurimento emotivo e frustrazione a causa delle sue notti insonni passate a pensare al giovane. Tuttavia, anche di fronte al disinteresse del giovane, il poeta si rifiuta ancora di staccarsi da esso.

Sonetto 28
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Come posso ritrovare la mia pace
se il ristoro del sonno mi è negato?
Se l’affanno del giorno non riposa nella notte
ma giorno da notte è oppresso e notte da giorno?
Ed entrambi, anche se l’un l’altro ostili,
d’accordo si dan mano solo per torturarmi
l’uno con la fatica, l’altra con l’angoscia
di esser da te lontano, sempre più lontano.
Per cattivarmi il giorno gli dico che sei luce
e lo abbellisci se nubi oscurano il suo cielo:
così pur blandisco la cupa notte dicendo
che tu inargenti la sera se non brillano stelle.
Ma il giorno ogni giorno prolunga le mie pene
e la notte ogni notte fa il mio dolor più greve.

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Continua persino a lodare i giovani, raccontando giorno e notte quanto siano fortunati ad essere onorati dalla loro esistenza. La continua devozione del poeta per il giovane non è così sorprendente come potrebbe sembrare a prima vista: scrivere sonetti di assoluta devozione in epoca elisabettiana era un dovere verso la fonte dell’ispirazione del poeta.

Il Sonetto 28, quindi, offre i versi del poeta come un’offerta di dovere, un’espressione suprema di amore disinteressato per un amico immeritevole. L’opposizione tra il giorno e la notte domina il sonetto. Per il poeta il tempo non allevia la sua sofferenza: “Ed entrambi, anche se l’un l’altro ostili, / d’accordo si dan mano solo per torturarmi” con duro lavoro e senza dormire. Cercando di accontentare l’oppressione del giorno e della notte, il poeta dice al giorno che la giovinezza brilla luminosa anche quando il sole è nascosto; alla notte, il poeta paragona il giovane alle stelle più luminose, con la differenza che la giovinezza brilla anche quando le stelle non lo fanno. Tuttavia, il giorno e la notte ancora tormentano il poeta e “fa il mio dolor più greve.”  Il poeta sprofonda ancora di più nella disperazione.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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