Sonetto 98

Shakespeare. Sonetto 9

«Anche in primavera fui da te lontano
quando il leggiadro Aprile, tutto vestito a festa».  

Continua il tema dell’assenza del giovane. Il poeta descrive per la prima volta aprile in tono vivace e dice che anche il “Saturno”, che durante il periodo elisabettiano si pensava influenzasse il comportamento oscuro e cupo delle persone, “rideva e con lui danzava” durante questa primavera.

Sonetto 98
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Anche in primavera fui da te lontano
quando il leggiadro Aprile, tutto vestito a festa,
suscitava in ogni cosa un tale brio di gioventù
che rideva anche Saturno e con lui danzava.
Ma, né i canti degli uccelli, né il profumo dolce
dei differenti fiori sia in fragranza che colore,
potevano indurmi a pensare una gioiosa storia
o a coglierli dal grembo ove floridi crescevano:
e neppur mi affascinava il candor dei gigli
né potei apprezzare il rosso acceso delle rose;
non eran che profumi e deliziose forme
raffiguranti te, tu lor unico modello.
Ma per me era sempre inverno e lontan da te,
mi dilettai con loro come con l’ombra tua.

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Il tipico capovolgimento previsto nei sonetti, sia nella terza quartina che nel distico conclusivo, appare presto nel Sonetto 98, arrivando all’inizio della seconda quartina con la parola “Ma”. Il fatto che questo cambiamento della sorte avvenga così presto sottolinea quanto il poeta sia scoraggiato mentre è separato dal giovane. Né gli uccelli né i fiori concedono sollievo dal suo stato emotivo depresso, poiché confronta questi oggetti di bellezza primaverili ed estivi con la bellezza del giovane e conclude che sono copie imperfette dell’aspetto del suo amico: “non eran che profumi e deliziose forme, / raffiguranti te, tu lor unico modello”.

Richiamando il sonetto precedente, il poeta pensa ancora alla sua separazione dal giovane come a uno sterile inverno. Non è più critico nei confronti del giovane, piuttosto si scusa per la natura debole dei suoi versi, come se stesse semplicemente passando il tempo scrivendo sonetti frivoli mentre è lontano dal suo amato: “Ma per me era sempre inverno e lontan da te, / mi dilettai con loro come con l’ombra tua.” L’uso del termine “ombra” da parte del poeta è simile a quando sognava il giovane nei sonetti precedenti; questo riferimento dimostra ancora una volta quanto il poeta sia regredito al suo precedente atteggiamento dipendente nei confronti del giovane.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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