Sonetto 150

Shakespeare. Sonetto 9

«Da quale forza attingi questo tuo potere
di reggere il mio cuore con le tue miserie?». 

Usando un tono più razionale rispetto al sonetto precedente, il poeta cerca di capire perché non può staccarsi completamente dalla donna. Cambia il suo approccio, chiedendo quale incredibile potere usa la donna per renderlo schiavo; prima si era chiesto quali fossero i suoi difetti di carattere che lo legavano a lei.

Sonetto 150
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Da quale forza attingi questo tuo potere
di reggere il mio cuore con le tue miserie?
Perché devo creder falsa la mia vera vista,
e giurar che non è luce a illuminare il giorno?
Da dove attingi il dono di aggraziare il male
tanto che nelle tue azioni anche le più perverse
vi è tale potenza e tale sottil destrezza
che in mente mia il tuo peggio ogni ben soverchia?
Chi ti ha insegnato come far ch’io più ti ami
quanto più sento e vedo giuste ragioni d’odio?
Ma se io amo quel che ogni altro aborre
non dileggiar con altri questo mio triste stato.
Se tanta indegnità ridestò in me l’amore,
tanto più io son degno d’esser da te riamato.

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Scritto di nuovo come una serie di domande alla donna, il poeta chiede alla donna: “Da quale forza attingi questo tuo potere / di reggere il mio cuore con le tue miserie?” Contrariamente a tutto il senso, il poeta chiede pietà alla sua amante. I suoi poteri sessuali hanno squilibrato il suo giudizio e infiammato la sua immaginazione. La promiscuità, la cosa meno lusinghiera della donna, è ciò che ama.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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