Enrico IV – Parte Seconda – Atto II

(“Henry IV, part 2” – 1598)

Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

Enrico IV - Parte II - Atto II

ATTO SECONDO – SCENA PRIMA

Entrano l’ostessa della locanda e uno o due gendarmi [Fang e un altro, seguiti da Snare].

OSTESSA

Mastro Fang, avete registrata la mia denuncia?

FANG

È stata registrata.

OSTESSA

Dov’è il vostro sbirro? È uno sbirro robusto? Ce la farà?

FANG [al gendarme]

Ehi tu, dov’è Snare?

OSTESSA

Giusto, perdio! Il buon mastro Snare.

SNARE

Eccomi, eccomi.

FANG

Snare, dobbiamo arrestare Sir John Falstaff.

OSTESSA

Sì, buon mastro Snare, ho fatto la denuncia contro lui e tutto il resto.

SNARE

Potrebbe anche costare la vita a qualcuno di noi, è uno che infilza.

OSTESSA

Povera me! State in guardia. Mi ha infilzato nella mia stessa casa, e nel modo più bestiale. Giuro che non gli importa cosa diavolo combina, una volta sguainata l’arma. Ci dà dentro come un diavolo; non risparmia uomo, donna o bambino.

FANG

Se solo gli metto le mani addosso, non mi curo delle sue infilzate.

OSTESSA

No, e io nemmeno. Vi starò a gomito.

FANG

Se solo riesco a dargli un pugno, se solo mi viene a tiro…

OSTESSA

La sua partenza è la mia rovina. Lui sul mio conto, ve lo giuro, è una cosa infinitiva. Buon mastro Fang, tenetelo forte. Buon mastro Snare, non lasciate che se la svigni. Viene incontinente all’Angolo del Norcino, con rispetto parlando, per comperare una sella, ed è intimato a cena alla Testa di Lardo in Via dei Lombardi da mastro Smooth il setaiolo. Fatemi la grazia, ora che il mio procedimento è avviato e il mio caso fatto noto a tutto il mondo, che egli sia costretto a risponderne. Cento marchi è un bel po’ da sopportare per una povera donna sola, e io ho sopportato e sopportato e sopportato, e sono stata turlupinata e turlupinata e turlupinata a forza di rinvii di giorno in giorno, che è una vergogna pensarci. Non c’è giustizia a trattare così, a meno che una donna non diventi un’asina o una bestia da soma per sopportare le malefatte di ogni furfante. Eccolo che arriva, insieme a quello scellerato col naso rosso di malvasia, Bardolph. Fate il vostro dovere, fate il vostro dovere. Mastro Fang e mastro Snare, fatemi, fatemi, fatemi il vostro dovere.

Entrano Sir John [Falstaff], Bardolph e il paggio.

FALSTAFF

Ohibò! A chi è morta la cavallina? Cosa c’è?

FANG

Sir John, vi arresto su denuncia di madama Quickly.

FALSTAFF

Fuori dai piedi, schiavi! Bardolph, sfodera. Tagliami la testa a questo mascalzone. E quella megera gettala nel fosso.

OSTESSA

Gettarmi nel fosso! Ti ci butto io nel fosso! È questo che vuoi, questo? Furfante bastardo! Assassinio, assassinio! Ah! disgraziato uomicida! Sei capace di uccidere i gendarmi di Dio e del Re? Ah, furfante uomicida! Sei un uomicida, un accoppauomini e un accoppadonne.

FALSTAFF

Tienili a distanza, Bardolph.

FANG

Chiamate rinforzi! Rinforzi!

OSTESSA

Brava gente, portate uno o due rinforzi. Vorresti, eh, vorresti? E provaci, dai, provaci! Forza, forza, disgraziato! Provaci, ceffo da forca!

PAGGIO

Via, servaccia! Ruffianaccia! Grassaccia! Ti solletico la catastrofe.

Entra il Primo Giudice con i suoi uomini.

GIUDICE

Cosa accade? Mantenete l’ordine, oh!

OSTESSA

Mio buon signore, siate buono con me. Vi supplico, datemi aiuto.

GIUDICE

Ma come, Sir John! Vi mettete qui a far rissa?

Si addice ciò alla vostra condizione, età e incarico?

Dovreste già essere da un pezzo sulla via di York.

Lascialo andare, tu. Perché gli stai addosso?

OSTESSA

O monsignore onorevolissimo, se piace a vossignoria, sono una povera vedova di Eastcheap, e lui è arrestato per mia denuncia.

GIUDICE

Per quale somma?

OSTESSA

Per più di una somma, mio signore; per tutto, ecco, tutto quel che ho. Mi ha mangiato via casa e focolare, ha messo tutti i miei averi in quel suo grasso pancione. Ma un po’ te lo voglio ritirare fuori, sennò verrò a cavalcarti di notte come un incubo.

FALSTAFF

Penso che è più probabile che sia io a cavalcare la giumenta, se trovo un rialzo per montarci sopra.

GIUDICE

Come si spiega tutto questo, Sir John? Vergogna! Quale uomo dabbene resisterebbe a questa tempesta di vituperi? Non vi vergognate di costringere una povera vedova a mezzi così violenti per ottenere il suo?

FALSTAFF

Quant’è che ti devo in tutto?

OSTESSA

Maria Vergine, se tu fossi un uomo onesto, il denaro e anche te stesso. Mi hai giurato su un calice mezzo indorato, standotene seduto da me nella Sala del Delfino, alla tavola tonda, accanto a un fuoco di carbone marino, il mercoledì di Pentecoste, quando il Principe ti aveva rotto la testa per aver paragonato suo padre a un cantore di Windsor… mi giurasti allora, mentre ti lavavo la ferita, che mi avresti sposato e avresti fatto di me la lady tua moglie. Puoi negarlo? Non entrò forse giusto allora quella brava comare Cicciola, la moglie del macellaio, e non mi chiamò comare Quickly? Era venuta a chiedere in prestito un po’ di aceto, dicendo che aveva un bel piatto di gamberetti, al che tu hai detto che ne volevi mangiare qualcuno, al che io ti ho detto che facevano male a una ferita fresca? E poi quando quella andò dabbasso non mi hai forse chiesto di non essere tanto familiarità con gente così meschina, dicendo che in breve mi avrebbero chiamato signora? E non mi hai baciato e detto di portarti trenta scellini? Ti sfido a giurarlo sulla Bibbia. Negalo, se puoi.

FALSTAFF

Signor mio, questa è una povera matta, e va in su e in giù per la città dicendo che il suo primogenito vi assomiglia. Ha visto tempi migliori e a dire il vero la povertà le ha dato di volta al cervello. Ma per quanto riguarda questi sciocchi gendarmi, vi chiedo soddisfazione contro di loro.

GIUDICE

Ser John, ser John, conosco bene il vostro modo di capovolgere una giusta causa facendola apparire storta. Non sarà una faccia tosta né un mare di parole pronunciate con sfrontatezza peggio che impudente a farmi desistere da un giudizio obiettivo. Per quanto vedo, voi vi siete approfittato dell’animo cedevole di questa donna, e ne avete fatto uso a vostro piacere sia nella borsa che nella persona.

OSTESSA

Sì, mio signore, è la verità.

GIUDICE

Silenzio, prego. Pagate il debito che le dovete e riprendetevi il torto che le avete fatto. La prima cosa la potete fare con denaro sonante, la seconda con un pentimento corrente.

FALSTAFF

Mio signore, non subirò questa ramanzina senza rispondere. Voi chiamate l’ardimento onorevole sfrontatezza impudente. Se un uomo fa la riverenza e non dice niente è virtuoso. No, signor mio, anche tenuto conto del rispetto che vi debbo, non mi farò vostro postulante. Io vi dico che desidero essere liberato da questi gendarmi, avendo degli affari urgenti per conto del Re.

GIUDICE

Parlate come se aveste licenza di agire disonestamente. Ma rispondete come si conviene alla vostra reputazione, e date soddisfazione a questa povera donna.

FALSTAFF

Ostessa, vieni qui.

Entra un messaggero [Gower].

GIUDICE

Ordunque, messer Gower, che notizie?

GOWER

Il Re, signore, e Harry Principe di Galles

sono vicini. Il resto è scritto qui.

FALSTAFF

Com’è vero che sono un gentiluomo.

OSTESSA

Questo l’hai già detto, giuro.

FALSTAFF

Com’è vero che sono un gentiluomo. Vieni, non parliamone più.

OSTESSA

Per questa terra celeste sulla quale cammino, sarò costretta a dare in pegno sia la mia argenteria che gli arazzi delle sale da banchetto.

FALSTAFF

Bicchieri, solo bicchieri vanno oggi per bere. Quanto alle pareti, un bel quadretto buffo, o la storia del Figliol Prodigo, o una scena di caccia tedesca ad acquerello, valgono mille di quelle tende da letto e di quegli arazzi mangiati dalle tarme. Cerca di arrivare a dieci sterline, se puoi. Suvvia, se non fosse per i tuoi capricci, non c’è donna migliore in tutta l’Inghilterra. Vai, lavati la faccia, e ritira la denuncia. Avanti, non devi tenermi il broncio a questo modo. Non mi conosci? Via, via, so che qualcuno ti ha istigato in questa faccenda.

OSTESSA

Ti prego, ser John, facciamo solo venti nobili. Giuro che mi manca il cuore di impegnare l’argenteria, che Dio mi salvi, ecco!

FALSTAFF

Lascia perdere allora; troverò un altro modo. Sei sempre stata una stupida.

OSTESSA

Bene, l’avrete, dovessi pure impegnarmi la gonna. Spero verrete a cena. Mi pagherete tutto in una volta?

FALSTAFF

Quant’è vero che starò in vita. [a Bardolph] Vai, stalle dietro, stalle dietro. Non la mollare, non la mollare.

OSTESSA

Volete vedere a cena Doll Tearsheet?

FALSTAFF

Basta così. Che venga.

Escono l’ostessa, il gendarme [Fang, Bardolph e gli altri].

GIUDICE

Ho udito notizie migliori.

FALSTAFF

Che notizie, mio signore?

GIUDICE

Dov’ha dormito il Re la notte scorsa?

GOWER

A Basingstoke, monsignore.

FALSTAFF

Spero che vada tutto bene, signore. Che notizie, signore?

GIUDICE

Sono tutte ritornate le sue forze?

GOWER

No. Millecinquecento fanti e cinquecento cavalli

si sono uniti a monsignore di Lancaster

contro Northumberland e l’Arcivescovo.

FALSTAFF

Nobile mio signore, il Re torna dal Galles?

GIUDICE

Vi darò subito delle lettere.

Venite via con me, buon messer Gower.

FALSTAFF

Monsignore!

GIUDICE

Cosa c’è?

FALSTAFF

Messer Gower, posso invitarvi a cena con me?

GOWER

Grazie, caro Sir John, ma devo andare con monsignore qui.

GIUDICE

Sir John, voi indugiate qui troppo tempo, visto che lungo il viaggio dovete arruolare soldati nelle contee.

FALSTAFF

Cenate con me, messer Gower?

GIUDICE

Sir John, ma quale sciocco maestro vi ha insegnato queste maniere?

FALSTAFF

Messer Gower, se non mi si addicono, sciocco è colui che me le ha insegnate. È così che si usa a perfezione il fioretto, signor mio; colpo per colpo, e si resta amici.

GIUDICE

Ma che Dio ti illumini! Sei proprio un grande sciocco. [Escono.]

ATTO SECONDO – SCENA SECONDA

Entrano il principe [Henry] e Poins.

PRINCIPE

Come Dio mi vede, sono terribilmente stanco.

POINS

Siamo a questo punto? Pensavo che la stanchezza non osasse attaccare uno di sangue così nobile.

PRINCIPE

Me sì, ti giuro, anche se l’incarnato della mia grandezza impallidisce ad ammetterlo. Forse che non mi avvilisce desiderare della birra annacquata?

POINS

Certo, un principe non dovrebbe essere così trascurato da ricordarsi di una bevanda così debole.

PRINCIPE

Forse allora il mio appetito fu procreato in modo poco principesco, infatti ti assicuro che ora mi ricordo di quella poverina, la birra leggera. Ma davvero queste considerazioni umili mi fanno disamorare della mia grandezza. Che vergogna è per me ricordare il tuo nome! O riconoscere la tua faccia domani! O tenere in mente quante paia di calze di seta hai, cioè queste, e quelle che erano color di pesca, un tempo! O rammentare l’inventario delle tue camicie, vale a dire una di ricambio e una da portare! Ma questo il custode del campo da tennis lo sa meglio di me, perché la tua biancheria è in fase calante quando non stai lì a scalmanarti con la racchetta, come non fai da parecchio tempo, perché il resto dei tuoi paesi bassi si è dato da fare per far fuori la tua stoffa d’Olanda. Dio solo sa se quelli che frignano dalle rovine della tua biancheria erediteranno il suo regno. Ma le levatrici dicono che i bambini non hanno colpa, e così il mondo cresce e le famiglie sono sempre più forti.

POINS

Come sta male faticare con tanta lena per poi parlare con tanta leggerezza! Ditemi, quanti principini ammodo farebbero così se avessero i padri tanto ammalati com’è il vostro di questi tempi?

PRINCIPE

Vuoi che ti dica una cosa, Poins?

POINS

Sì, perdio, e che sia buona davvero.

PRINCIPE

Sarà buona per ingegni non meglio educati del tuo.

POINS

Andate avanti. Saprò tener testa a quell’una cosa che mi direte.

PRINCIPE

Per la Madonna, ti dico che non è opportuno che io sia triste ora che mio padre è malato. Anche se potrei dirti, a te che in mancanza di meglio mi garba di chiamare amico, che potrei essere triste, e anche molto triste.

POINS

Difficilmente, per un tale motivo.

PRINCIPE

Per questa mano, tu mi vedi già scritto nel libro del diavolo quanto te e Falstaff, per durezza e pervicacia. L’uomo si giudichi dalla fine. Però ti dico, il cuore mi sanguina dentro che mio padre sia tanto malato. E stare con gentaglia come te mi ha tolto a ragione ogni voglia di esibire il mio dolore.

POINS

La ragione?

PRINCIPE

Cosa penseresti di me se mi mettessi a piangere?

POINS

Vi penserei un ipocrita assolutamente principesco.

PRINCIPE

Lo penserebbero tutti, e tu hai una bella fortuna a pensarla come tutti gli altri. Non c’è pensiero al mondo che si tenga alla strada maestra più del tuo. Ognuno mi giudicherebbe senz’altro un ipocrita. E cos’è che spinge il tuo pensiero degnissimo a pensare così?

POINS

Ma, perché siete stato sempre così scostumato, e così attaccato a Falstaff.

PRINCIPE

Anche a te.

POINS

Perdinci, di me si parla bene; lo sento con le mie orecchie. Il peggio che di me possano dire è che sono un fratello minore e che so menare le mani come si deve, e a queste due cose confesso che non posso farci niente. Per la messa, ecco Bardolph.

Entrano Bardolph e il paggio.

PRINCIPE

E il paggio che ho dato a Falstaff. Da me lo ha avuto che era un cristiano, e guarda se quel gaglioffo di grassone non l’ha trasformato in uno scimmiotto.

BARDOLPH

Dio conservi vostra grazia!

PRINCIPE

E la vostra, nobilissimo Bardolph!

POINS

Di’ un po’, somaro virtuoso, pagliaccio vergognoso, devi sempre avvampare? Che hai ora da arrossire? Che verginella d’un uomo d’armi sei diventato? È un’impresa tanto grossa sverginare un boccale di birra?

PAGGIO

Signore, costui mi ha chiamato or ora attraverso delle imposte rosse e non vedevo nessuna parte della sua faccia nella finestra. Alla fine scovai i suoi occhi, e mi è parso che avesse fatto due buchi nella sottana nuova della birraia e che mi guardasse da lì.

PRINCIPE

Ha fatto progressi il ragazzino, vero?

BARDOLPH

Fuori dai piedi, figlio di puttana d’un coniglio ritto su due zampe, fuori dai piedi!

PAGGIO

Fuori dai piedi, gaglioffo d’un sogno di Altea, fuori dai piedi!

PRINCIPE

Istruiscici, ragazzo. Un sogno di che, ragazzo?

PAGGIO

Per la Madonna, monsignore, Altea sognò di aver partorito una torcia, e perciò dico che lui è il suo sogno.

PRINCIPE

Quest’ottima spiegazione vale una corona. Eccola, ragazzo.

POINS

Oh, se solo si potesse salvare questo fiorellino dai vermi! Be’, ecco sei soldi per conservarti.

BARDOLPH

Se fra voialtri due non lo fate finire impiccato, la forca subirà un torto.

PRINCIPE

E il tuo padrone come sta, Bardolph?

BARDOLPH

Bene, mio signore. Ha saputo dell’arrivo di vostra grazia in città. Eccovi una lettera.

POINS

Consegnata col dovuto rispetto. E come sta quel manzo di San Martino del tuo padrone?

BARDOLPH

Bene nel corpo, signore.

POINS

Per la Madonna, è per la parte immortale che gli serve un medico, ma questo non gli fa né caldo né freddo. Tanto l’anima per quanto malata non muore.

PRINCIPE

Io permetto a questo foruncolaccio di prendersi con me le stesse confidenze del mio cane, e lui sa stare al suo posto, perché sentite cosa scrive.

POINS [legge]

“John Falstaff cavaliere” – questo tutti lo devono sapere, ogniqualvolta ha occasione di nominarsi. Proprio come quelli che sono parenti del re, che non si pungono mai un dito che non dicano; “Ecco versata una goccia del sangue del re”. “Come mai?” dice un altro che recita la parte di chi non capisce. La risposta è pronta come il cappello di un postulante; “Signore, sono il cugino povero del re”.

PRINCIPE

Sicuro, devono essere a ogni costo nostri parenti, dovessero pure risalire a Jafet. Ma la lettera. [legge] “Sir John Falstaff, cavaliere, al figlio del Re più prossimo al padre, Harry principe di Galles, salute”.

POINS

Ma questo è un certificato.

PRINCIPE

Zitto! [legge] “Imiterò i nobili romani nella brevità”.

POINS

Certo intende la brevità di fiato, l’affanno.

[PRINCIPE legge]

“Mi raccomando a te, ti raccomando, ti lascio. Non dare troppa confidenza a Poins, perché egli abusa della tua benevolenza tanto da giurare che sposerai sua sorella Nell. Pentiti come puoi quando non hai di meglio da fare, e con questo addio.

“Tuo, per il sì o per il no, cioè secondo come lo tratti, JACK FALSTAFF per gli intimi, JOHN per fratelli e sorelle, e SIR JOHN per l’Europa tutta”.

POINS

Monsignore, questa lettera la inzupperò nel vino bianco e gliela farò ingoiare.

PRINCIPE

Così gli faresti rimangiare una ventina delle sue parole. Ma è vero che mi tratti così, Ned? Devo sposare tua sorella?

POINS

Dio non le mandi fortuna peggiore! Io però non l’ho mai detto.

PRINCIPE

Be’, così ci gingilliamo col tempo, e gli spiriti dei saggi siedono sulle nuvole e ridono di noi. Il tuo padrone è qui a Londra?

BARDOLPH

Sì, mio signore.

PRINCIPE

Dove cena? Il vecchio cinghiale mangia sempre nel vecchio porcile?

BARDOLPH

Al solito posto, mio signore, a Eastcheap.

POINS

Con che compagnia?

PAGGIO

Efesii, mio signore, della chiesa vecchia.

PRINCIPE

Ha delle donne a cena con sé?

PAGGIO

Nessuna, monsignore, salvo la vecchia madama Quickly e madama Doll Tearsheet.

PRINCIPE

E questa che razza di baldracca sarà?

PAGGIO

Una donna ammodo, signore, parente del mio padrone.

PRINCIPE

Sì, parente come lo sono le giovenche della parrocchia con il toro del paese. Vogliamo sorprenderli mentre stanno a tavola, Ned?

POINS

Sono la vostra ombra, signore, vi seguirò.

PRINCIPE

Tu, birbantello, e tu Bardolph, non una parola al vostro padrone che sono già arrivato in città. Ecco, per il vostro silenzio.

BARDOLPH

Non ho lingua, signore.

PAGGIO

E la mia, signore, la imbriglierò.

PRINCIPE

Statemi bene; andate.

[Escono Bardolph e il paggio.]

Questa Doll Tearsheet dev’essere una bella strada maestra.

POINS

Ve lo assicuro, aperta a tutti come la strada fra Saint Albans e Londra.

PRINCIPE

Cosa potremo fare stasera per vedere Falstaff comportarsi secondo la sua vera natura, senza essere visti?

POINS

Possiamo metterci due giacche di cuoio e due grembiuli e servirlo a tavola come sguatteri.

PRINCIPE

Da Dio a toro? Discesa pesante! Fu il caso di Giove. Da principe a principiante? Metamorfosi vile! Sarà il caso mio, perché in ogni cosa la pazzia deve corrispondere allo scopo. Seguimi, Ned. Escono.

ATTO SECONDO – SCENA TERZA

Entrano Northumberland, sua moglie [Lady Northumberland], e la moglie di Harry Percy [Lady Percy].

NORTHUMBERLAND

Ti prego, moglie amorevole, e gentile figlia,

appianate la strada alle mie difficoltà.

Non assumete il volto dei tempi

e non date come essi inquietudini a Percy.

LADY NORTHUMBERLAND

Mi sono rassegnata, non dirò più nulla.

Fa’ quel che vuoi, ti guidi il tuo giudizio.

NORTHUMBERLAND

Ahimè, dolce moglie, il mio onore è in pegno,

e solo partendo posso riscattarlo.

LADY PERCY

Però, in nome di Dio, non andate a questa guerra!

Un’altra volta, padre, mancaste alla parola,

quando dovevate tenerla più di adesso,

quando il vostro stesso Percy, quando il mio amato Harry,

guardò molte volte a nord per vedere il padre

giungere coi rinforzi, ma vi attese invano.

Chi vi persuase allora di restare a casa?

Due onori furono perduti, vostro e del figlio.

Il vostro, il Dio del cielo lo illumini!

Il suo, era fermo su di lui come il sole

nella volta azzurra del cielo, e alla sua luce

tutta la cavalleria d’Inghilterra andava

a compiere prodezze. Egli era davvero lo specchio

davanti a cui si armava la giovine nobiltà.

[Chi non gli stava al passo era senza gambe;

e il parlare impetuoso, suo difetto naturale,

diventava il modo di ogni valoroso,

poiché chi parlava piano e lentamente

mutava questa sua qualità in imperfezione

per somigliargli. Così nella parola, nel passo,

nel cibo, nei piaceri preferiti,

nelle abitudini guerriere, nel temperamento,

egli era l’esempio e specchio, testo e modello,

che foggiava gli altri. E lui, lui straordinario!

miracolo tra gli uomini! lui voi lasciaste,

secondo a nessuno, non secondato da voi,

ad affrontare il dio orrendo della guerra

svantaggiato, a scendere in campo

quando nulla se non il nome di Hotspur

pareva sostenerlo. Così lo lasciaste.

Mai, mai, non fate al suo spirito il torto

di serbare il vostro onore con più puntiglio e scrupolo

verso altri che lui! Lasciateli soli.

Il Cerimoniere e l’Arcivescovo sono forti.

Avesse avuto il mio Harry anche metà dei loro uomini,

oggi, abbracciando il mio dolce Hotspur,

parlerei della tomba di Monmouth.]

NORTHUMBERLAND

Ah per l’anima tua,

bella figlia, mi togli ogni coraggio

lamentando di nuovo gli errori del passato.

Ma io devo andare lì e affrontare il pericolo,

altrimenti esso mi cercherà altrove

e mi troverà più impreparato.

LADY NORTHUMBERLAND

Oh fuggi in Scozia,

finché i nobili e il popolo armato

abbiano un poco messo a prova la loro potenza.

LADY PERCY

Se guadagnano terreno e vantaggio sul Re,

allora unitevi a loro, come una costola di acciaio,

per rafforzare la loro forza. Ma, per tutto il nostro amore,

prima lasciate che provino. Così fece vostro figlio;

consentiste che così facesse. Così divenni vedova,

e mai avrò vita abbastanza lunga

per innaffiare coi miei occhi quel ricordo,

che germogli e cresca alto come il cielo,

a memoria del mio nobile marito.

NORTHUMBERLAND

Suvvia, suvvia, venite dentro. Il mio spirito

è come la marea giunta al suo culmine,

che resta immobile, senza fluire né rifluire.

Vorrei andare a unirmi all’Arcivescovo,

ma mille e mille ragioni mi trattengono.

Deciderò per la Scozia. Starò là

finché il tempo e il vantaggio mi cercherà. Escono.

ATTO SECONDO – SCENA QUARTA

Entrano uno o due tavernieri [Francis e un altro].

FRANCIS

Che diavolo hai portato lì? Mele di San Giovanni? Lo sai che Sir John non sopporta le mele vizze.

SECONDO TAVERNIERE

Sacramento, è vero. Il Principe una volta gli mise davanti un piatto di mele di San Giovanni, gli disse che erano altri cinque Sir John, e, scappellandosi, parlò così: “Ora prenderò congedo da questi sei cavalieri rinsecchiti, panciuti, vecchi, vizzi”. Lui andò su tutte le furie. Ma se n’è dimenticato.

FRANCIS

Be’ allora apparecchia e posale lì. E vedi se riesci a trovare l’orchestrina di Sneak; madama Tearsheet vuol sentire musica.

Entra Will [un terzo taverniere].

WILL

Sbrigatevi. La stanza dove hanno cenato è troppo calda; arriveranno subito.

FRANCIS

Bello mio, il Principe e messer Poins saranno qui a momenti, e indosseranno due delle nostre giacche e grembiuli, e Sir John non lo deve sapere. È venuto a dirmelo Bardolph.

SECONDO TAVERNIERE

Per la messa, sarà la solita baldoria. Proprio una trovata eccellente.

FRANCIS

Andrò a vedere se riesco a scovare Sneak. Esce.

Entrano madama Quickly [l’ostessa] e Doll Tearsheet.

OSTESSA

In verità, bellezza, mi pare che adesso hai un’ottima temperalità. Il tuo impulso batte anormale come meglio non potrebbe, e il tuo incarnato, ti garantisco, è rosso come una rosa, veramente, là. Ma, in fede mia, hai bevuto troppo vin di Canarie, che come vino è un gran traditore, e ti perfuma il sangue prima che una possa dire; “Che succede?”. Adesso come ti senti?

DOLL

Meglio di prima, hic!

OSTESSA

Brava, ecco che dici bene. Un buon cuore vale il suo peso in oro. Guarda, arriva Sir John.

Entra Sir John [Falstaff].

FALSTAFF [canta]

“Quando Arturo il primo a corte…” Vuota il pitale. [Esce il secondo taverniere.] – [canta] “Ed era un degno re”. Come va, madama Doll!

OSTESSA

Ha un po’ di pausa di stomaco, in fede mia.

FALSTAFF

Tutte così quelle della sua setta. Ogni volta che fanno una pausa, stanno male.

DOLL

Che tu possa restare impestato, lurida bestia, è tutta qui la consolazione che mi dai?

FALSTAFF

Sei tu che gonfi le bestie, madama Doll.

DOLL

Io gonfiarle! L’ingordigia e le malattie le gonfiano, non io.

FALSTAFF

Se il cuoco aiuta a fare l’ingordigia, tu aiuti a fare le malattie, Doll. Le prendiamo da te, Doll, le prendiamo da te. Ammettilo, mia povera santarellina, ammettilo.

DOLL

Ma sicuro, tesoro mio; le nostre collane e i nostri gioielli.

FALSTAFF

“Le vostre spille perle e carbonchi”. Perché combattere valorosamente significa tornarsene zoppi, lo sai. Tornarsene dalla breccia con l’alabarda piegata, valorosamente, e correre dal chirurgo valorosamente, sfidare i cannoni carichi, valorosamente…

DOLL

Ma vatti a impiccare, capitone melmoso, vatti a impiccare!

OSTESSA

Perdiana, i vecchi modi di sempre! Mai che voi due vi vediate e non cominciate a battibeccare. In fede mia, siete tutti e due reumatici come crostini secchi; non sapete sopportare l’uno le confermità dell’altro. Ma che diavolo! Uno deve sopportare, e spetta a te [a Doll]. Sei tu il vaso più fragile, come dicono, il vaso più vuoto.

DOLL

E un vaso fragile e vuoto dovrebbe sopportare un barilone grosso e pieno così? C’è in lui tutto un carico di Bordeaux; non si è mai visto uno scafo con la stiva più colma. Suvvia, Jack, voglio far la pace con te. Stai partendo per la guerra, e se ti rivedo o no non importa a nessuno.

Entra taverniere [Francis].

FRANCIS

Signore, c’è giù l’alfiere Pistol e vorrebbe parlarvi.

DOLL

Vada sulla forca, maledetto spaccone! Non lasciarlo entrare. È la canaglia con la bocca più sconcia d’Inghilterra.

OSTESSA

Se fa lo spaccone, non farlo salire. No, per la mia fede. Devo vivere coi miei vicini, non voglio spacconi. Ho buon nome e buona fama con la gente più distinta. Chiudi la porta, spacconi qui non entrano. Non ho vissuto finora per cominciare adesso a sopportare le spacconate. Chiudi la porta, ti dico.

FALSTAFF

Mi senti, ostessa?

OSTESSA

Vi prego, Sir John, mettetevi il cuore in pace. Qui spacconi non ne entrano.

FALSTAFF

Mi senti? È il mio alfiere.

OSTESSA

Sciocchezze, Sir John, non ditemi niente, e il vostro alfiere spaccone non entra dalla mia porta. Ero da messer Tisick, il debutato, l’altro giorno, e, come lui mi disse – non era più lontano di mercoledì scorso – “In fede mia”, mi disse, “vicina Quickly”, – era presente anche messer Dumbe, il vostro vicario -, “vicina Quickly”, dice, “badate ad ospitare gente civile, perché”, dice lui, “avete cattiva fama”. Proprio così ha detto, so io la causa. “Infatti siete una donna onesta”, mi dice, “e ben considerata; perciò fate attenzione ai clienti che ricevete. Non ricevete”, dice, “degli spacconi litigiosi”. Ecco, qui non ne vengono. Ci sareste rimasti di stucco a sentire ciò che ha detto. No, spacconi non ne voglio.

FALSTAFF

Non è uno spaccone, ostessa; un piccolo imbroglione, in fede; potete accarezzarlo tranquillamente come un cucciolo di levriero. Non farà lo spaccone con una gallina faraona, se le piume le si rizzano come segno che non ci sta. Fallo salire, taverniere. [Esce Francis.]

OSTESSA

Imbroglione, lo chiami? La mia taverna non la chiuderò a nessun onest’uomo, né a nessun imbroglione. Ma non mi piacciono le spacconate, per la mia anima; già mi sento male a sentir dire “spaccone”. Sentite, signori, come tremo, ecco, ve lo dico io.

DOLL

Tremate davvero, ostessa.

OSTESSA

Vedete? Sì, è la pura verità, tremo, come una foglia di pioppo. Io non li reggo gli spacconi.

Entrano l’alfiere Pistol, [Bardolph,] e il paggio.

PISTOL

Dio vi salvi, Sir John!

FALSTAFF

Benvenuto, alfiere Pistol. Ecco, Pistol, ti carico con una coppa di vino. Tu scarica sull’ostessa.

PISTOL

Le scaricherò addosso, Sir John, le due palle.

FALSTAFF

È a prova di pistola, vecchio mio; sarà difficile che le faccia del male.

OSTESSA

Ma va’, non mi bevo né prove né palle. Non mi bevo più di quel che mi fa bene, io, piaccia o no a qualcun altro.

PISTOL

A voi dunque, madama Dorothy; vi voglio caricare.

DOLL

Caricarmi! Ti disprezzo, sporco mascalzone. Come! Miserabile canaglia schifosa, imbroglione scamiciato. Ma vai via, furfante ammuffito, vai via! Io sono pietanza per il tuo padrone.

PISTOL

Vi conosco, madama Dorothy.

DOLL

Via, furfante tagliaborse! Ladro fetente, via! Per questo vino, ti infilo il mio coltello nelle mascelle marce, se fai il tagliagole impertinente con me. Fuori dai piedi, canaglia piena di birra! Noioso buffone da fiera con la spada fasulla! Da quando, sentiamo, signore? Luce di Dio, con quelle due stringhe sopra le spalle? Puh!

PISTOL

Dio mi faccia crepare se non ti distruggo quel collettone per ciò che hai detto.

FALSTAFF

Basta così, Pistol; non mi va che ti scarichi proprio qui. Scaricati dalla nostra compagnia, Pistol.

OSTESSA

No, caro capitano Pistol, qui no, buon capitano.

DOLL

Capitano! Dannato imbroglione schifoso, non ti vergogni di farti chiamare capitano? Se i capitani la pensassero come me, te le suonerebbero di santa ragione perché gli rubi il grado prima di essertelo guadagnato. Tu capitano! Schiavo che sei, a che titolo? Per aver strappato il colletto a una povera puttana in un bordello? Capitano! Impiccatelo, mascalzone! Vive di prugne cotte marce e di dolciumi secchi. Un capitano! Luce di Dio, queste canaglie ci faranno odiare la parola”capitano” come la parola”coprire”, che era un’ottima parola prima di essere usata male. Perciò i capitani dovrebbero stare in guardia.

BARDOLPH

Ti prego, torna giù, buon alfiere.

FALSTAFF

Senti qua, madama Doll.

PISTOL

No, non esco. Ti dico una cosa, caporale Bardolph, potrei farla a pezzi. Gliela farò pagare.

PAGGIO

Suvvia, vattene.

PISTOL

No, prima la vedrò dannata nell’infernale lago di Plutone, spedita da questa mano nel fondo dell’inferno, con l’Erebo e ogni infame tortura. Amo e lenza, dico. Giù, cani, giù! Giù, canaglie! Non havvi forse qui Irene?

OSTESSA

Buon capitan Pisello, calmatevi; è molto tardi, veramente. Vi congiuro, aggravate la vostra collera.

PISTOL

Begli umori davvero! I cavalli da soma

e i ronzini bolsi e satolli dell’Asia

che non san fare che trenta miglia al giorno,

saranno paragonati ai Cesari e ai Cannibali,

e ai troiani greci? No, piuttosto dannateli

con re Cerbero, e ruggisca il firmamento!

Forse che per quisquilie ci azzufferemo?

OSTESSA

In fede mia, capitano, queste sono parole molto dure.

BARDOLPH

Vattene, buon alfiere. Qui da un momento all’altro finisce in una rissa.

PISTOL

Muoiano gli uomini come cani! Donate corone come spilli! Non havvi forse qui Irene?

OSTESSA

Parola mia, capitano, qui non c’è nessuna con questo nome. Alla buon’ora! Credete che ve la negherei se ci fosse? Per l’amor di Dio, state quieto.

PISTOL

Nutriti dunque e ingrassa, Callipoli mia bella.

Suvvia, dateci del vino.

“Se fortuna me tormenta, sperare me contenta”.

Forse temiam le bordate? No, faccia pur fuoco il diavolo.

Del vino! E tu riposa lì, bellezza. [Depone la spada.]

Qui facciam punto, e son gli eccetera zeri?

FALSTAFF

Pistol, vorrei star quieto.

PISTOL

Dolce cavaliere, vi bacio il pugno. E che! Abbiamo visto le sette stelle.

DOLL

Per amor di Dio, buttalo giù per le scale. Un fanfarone così non lo sopporto.

PISTOL

Giù per le scale! E che, non le conosciamo le cavallacce di Galloway?

FALSTAFF

Fallo rotolare giù, Bardolph, come uno scellino a rimbalzello. Se non sa far nient’altro che dir niente, qui non ha niente da fare.

BARDOLPH

Avanti, giù per le scale.

PISTOL [Sguaina la spada.]

Ohibò! Dobbiamo incidere? Dobbiamo cavar sangue?

Morte, conciliami il sonno, accorcia i tristi miei giorni!

Apran le Tre Sorelle spaventose ferite

atroci, spalancate! Vieni, Atropo, dico!

OSTESSA

Questo ci farà finir male!

FALSTAFF

La mia spada, ragazzo.

DOLL

Ti prego, Jack, ti prego, non sguainare.

FALSTAFF

Avanti, vattene giù.

[Sguaina la spada e caccia Pistol.]

OSTESSA

Questa sì ch’è una baraonda! Rinuncerò a tenere una locanda piuttosto che trovarmi ancora in simili tremori e spaventi. Ecco, ci scappa il morto, ve lo dico io. Ahi! Ahi! Rinfoderate i vostri arnesi nudi, rinfoderate i vostri arnesi nudi. [Escono Pistol e Bardolph.]

DOLL

Ti prego, Jack, calmati; quella canaglia non c’è più. Ah, bastardo d’un bricconcello valoroso, tu!

OSTESSA

Non siete ferito all’inguine? Mi è parso che tentasse un tiro mancino alla vostra pancia.

[Entra Bardolph.]

FALSTAFF

L’hai cacciato fuori dalla porta?

BARDOLPH

Sissignore. Quel mascalzone è ubriaco. L’avete ferito, signore, alla spalla.

FALSTAFF

Mascalzone! Sfidare me!

DOLL

Ah mia dolce canaglietta! Ahimè, povera scimmietta, quanto sudi! Vieni, lascia che ti asciughi la faccia; vieni, pappagorgia figlio di puttana. Ah briccone, in fede mia ti voglio bene. Sei valoroso come Ettore di Troia, vali cinque Agamennoni, sei dieci volte meglio dei Nove Prodi. Ah, farabutto!

FALSTAFF

Miserabile schiavo! Lo farò ballare su una coperta, quel mascalzone.

DOLL

Sì, fallo, ché il cuore non ti manca. Se lo fai, io ti farò ballare fra due lenzuola.

Entrano i musicisti.

PAGGIO

Signore, è arrivata la musica.

FALSTAFF

Che suonino. Suonate, messeri. Siedi qua sulle mie ginocchia, Doll. Uno schiavo miserabile e fanfarone! Quel mascalzone è scappato davanti a me come argento vivo.

DOLL

Verissimo perdio, e tu gli correvi dietro come una chiesa. Figlio di puttana di un lindo cinghialetto da fiera di San Bartolomeo, quando la smetterai di dar botte di giorno e menar colpi di notte, e comincerai a rattoppare per il cielo questa tua vecchia carcassa?

Entrano [dietro] il Principe [Henry] e Poins [travestiti da tavernieri].

FALSTAFF

Zitta, buona Doll! Non parlare come una testa di morto. Non dirmi di ricordare la mia fine.

DOLL

Senti un po’, che tipo è il Principe?

FALSTAFF

Un bravo giovanotto, senza carattere. Avrebbe fatto un buon dispensiere, avrebbe affettato bene il pane.

DOLL

Dicono che Poins è un tipo spiritoso.

FALSTAFF

Lui spiritoso? Sulla forca, babbuino! Il suo spirito è denso come la mostarda di Tewkesbury. In lui non c’è più spirito che in una mazzuola.

DOLL

Allora perché il Principe gli vuole tanto bene?

FALSTAFF

Perché hanno le gambe grosse allo stesso modo, e  perché gioca bene agli anelli, e mangia le anguille col finocchio, e si beve l’acquavite con dentro degli stoppini accesi, e corre la cavallina coi ragazzi, e salta sui panchetti, e bestemmia con bella grazia, e porta stivali attillati come nell’insegna dei calzolai, e non fa arrabbiare nessuno perché racconta storielle discrete, e ha tante altre qualità da giocherellone, che mostrano mente fiacca in corpo sano, e per questo il Principe lo sopporta. Perché il Principe è anche lui della stessa pasta, basterebbe il peso di un capello a far pencolare la bilancia dalla parte dell’uno o dell’altro.

PRINCIPE

A questo mozzo di ruota non gli si dovrebbero tagliare le orecchie?

POINS

Suoniamogliele davanti alla sua puttana.

PRINCIPE

Ma guarda un po’ quanto gode questo sambuco vizzo a farsi grattare la capoccia come un pappagallo.

POINS

Non è strano che il desiderio sopravviva tanti anni alle prestazioni?

FALSTAFF

Baciami, Doll.

PRINCIPE

Saturno e Venere in congiunzione quest’anno! L’almanacco cosa ne dice?

POINS

E guarda se quell’infuocato Trigono del suo servo non fa il cascamorto con il vecchio libro d’appuntamenti del suo padrone, la sua lavagnetta, la sua confidente.

FALSTAFF

Sono baci adulatori quelli che mi dai.

DOLL

In fede mia, ti bacio perché ti ho sempre voluto bene.

FALSTAFF

Son vecchio, son vecchio.

DOLL

A te voglio bene più che a uno qualsiasi di quei ragazzacci scorbutici.

FALSTAFF

Di che stoffa vorresti farti una gonna? Deve arrivarmi del denaro giovedì. Domani avrai una cuffietta. Suvvia, una canzone allegra. Si fa tardi, ce ne andremo a letto. Ti dimenticherai di me quando sarò partito.

DOLL

In fede mia, mi fai piangere, se parli così. Dimostrami che mi faccio elegante prima del tuo ritorno. Be’, aspetta e vedrai.

FALSTAFF

Francis, porta del vino.

PRINCIPE, POINS Subito, subito, signore.

[Vengono avanti.]

FALSTAFF

Però! Un figlio bastardo del Re? E tu non sei Poins, suo fratello?

PRINCIPEGUarda un po’, globo di continenti peccaminosi, è questa la vita che fai?

FALSTAFF

Migliore della tua. Io sono un gentiluomo, tu un cavabirra.

PRINCIPE

Verissimo, signore, e vengo a cavarti di qui per le orecchie.

OSTESSA

Oh, Dio s’abbia in cura la tua grazia! In fede mia, benvenuti a Londra. Orbene, Dio benedica quella tua cara faccia! O Gesù, venite dal Galles?

FALSTAFF

Figlio di puttana, miscuglio matto di maestà, giuro su questa carne frivola e sangue corrotto, sei il benvenuto.

DOLL

Ma che dici, grasso babbeo! Ti disprezzo.

POINS

Mio signore, smonterà i vostri propositi di vendetta e volterà tutto in riso se non fate le cose a caldo.

PRINCIPE

Miniera di strutto d’un figlio di puttana, in che modo sconcio hai parlato di me or ora davanti a questa gentildonna onesta, virtuosa e discreta!

OSTESSA

Dio benedica il vostro buon cuore! Lei è proprio così, in fede mia.

FALSTAFF

Perché, mi hai sentito?

PRINCIPE

Sicuro, e tu mi avevi riconosciuto, come hai fatto quando scappasti a Gad’s Hill. Sapevi che ero alle tue spalle, e l’hai detto apposta per mettere alla prova la mia pazienza.

FALSTAFF

No, no, no; non è così. Non pensavo che tu fossi a portata d’orecchio.

PRINCIPE

Allora ti costringerò a confessare di avermi insultato intenzionalmente e poi saprò come trattarti.

FALSTAFF

Nessun insulto, Hal, sul mio onore, nessun insulto.

PRINCIPE

Non lo è denigrarmi, e darmi del dispensiere e affettapane e non so che altro?

FALSTAFF

Nessun insulto, Hal.

POINS

Nessun insulto?

FALSTAFF

Nessun insulto, assolutamente, Ned. Onesto Ned, proprio nessuno. Lo ho sminuito davanti ai malvagi, affinché i malvagi non si invaghiscano di te. Nel far la qual cosa ho recitato la parte di un amico premuroso e di un suddito fedele, e tuo padre me ne deve rendere grazie. Nessun insulto, Hal. Nessuno, Ned, nessuno. No, in fede, ragazzi, nessuno.

PRINCIPE

Guarda un po’ se la paura più schietta e la vigliaccheria più completa non ti portano a far torto a questa gentildonna virtuosa per rabbonirci. Perché, lei sarebbe fra i malvagi? E la tua ostessa qui sarebbe fra i malvagi? E questo tuo ragazzo è fra i malvagi? E l’onesto Bardolph, il cui zelo gli arde nel naso, è fra i malvagi?

POINS

Rispondi, ceppo secco di olmo, rispondi.

FALSTAFF

Il diavolo ha segnato Bardolph irrevocabilmente, e la sua faccia è la cucina privata di Lucifero, dove non fa altro che arrostire gli avvinazzati. Quanto al ragazzo, c’è un angelo buono che gli sta accanto, ma il diavolo acceca anche lui.

PRINCIPE

E le donne?

FALSTAFF

Una è già all’inferno, e brucia le povere anime. All’altra io devo dei soldi, e se si danna per questo non so.

OSTESSA

No di certo, ve lo posso garantire.

FALSTAFF

No, penso che non ti dannerai. Da quel peccato sei assolta. Ma per la Madonna, c’è un’altra accusa che ti riguarda: lasci che si mangi carne nella tua locanda, contro la legge, per la qual ragione penso che ti toccherà ululare.

OSTESSA

Tutti gli osti lo fanno. Cos’è un cosciotto o due di montone in tutta una quaresima?

PRINCIPE

Voi, gentildonna…

DOLL

Cosa dice vostra grazia?

FALSTAFF

La sua grazia dice ciò a cui la sua carne si ribella.

Peto bussa alla porta.

OSTESSA

Chi bussa così forte alla porta? Vai alla porta, Francis.

[Entra Peto.]

PRINCIPE

Peto, ordunque! Che notizie?

PETO

Il Re tuo padre è a Westminster,

e vi sono venti messaggeri deboli e trafelati

giunti dal nord. E mentre venivo qui

ho incontrato e sorpassato dodici capitani,

senza cappello, sudati, che bussavano alle taverne,

e ognuno chiedeva di Sir John Falstaff.

PRINCIPE

Perdio, Poins, mi sento molto in colpa

a profanare con queste sciocchezze il tempo prezioso,

quando la tempesta dell’insurrezione, vento del sud

carico di nubi nere, comincia a sciogliersi

e a piovere sulle nostre teste nude e inermi.

Dammi la spada e il mantello. Falstaff, buona notte.

Escono il Principe Henry, Poins [, Peto e Bardolph].

FALSTAFF

Ora arriva il bocconcino più dolce della notte, e noi dobbiamo andarcene senza coglierlo. [Bussano.] Di nuovo bussano alla porta!

[Entra Bardolph.]

E allora! Cosa c’è?

BARDOLPH

Signore, dovete recarvi a corte subito.

Una dozzina di capitani vi attendono alla porta.

FALSTAFF [al paggio]

Paga i suonatori, briccone. Ostessa, addio. Addio, Doll. Vedete, buone donne, come le persone di merito sono ricercate. L’immeritevole può dormire mentre l’uomo d’azione viene chiamato. Addio, mie buone donne. Se non mi mandano via su due piedi, vi rivedrò prima di partire.

DOLL

Non posso parlare. Se il mio cuore non sta per scoppiare… Be’, dolce Jack, abbi cura di te.

FALSTAFF

Addio, addio.

[Escono Falstaff e Bardolph.]

OSTESSA

Be’, stammi bene. Quando rifioriscono i piselli saranno ventinove anni che ti conosco, ma un uomo più onesto, dal cuore più sincero… Be’, addio.

BARDOLPH [fuori scena]

Madama Tearsheet!

OSTESSA

Cosa c’è?

BARDOLPH [fuori scena]

Di’ a madama Tearsheet di venire dal mio padrone.

OSTESSA

Oh corri, Doll, corri. Corri, cara Doll. Vieni. [a Bardolph fuori scena] Sta arrivando, con la faccia tutta pesta. Allora, Doll, ti decidi a venire? Escono.

Enrico IV – Parte II
(“Henry IV, part 2” – 1598)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

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