I Sonetti 41-60

I sonetti in Italiano ed in originale

Sonetti 41-60

Scritti probabilmente fra il 1595 e i primi anni del 1600, i Sonetti di Shakespeare costituiscono uno dei grandi vertici della letteratura d’amore di tutti i tempi, rappresentano anche un momento centrale della produzione letteraria del grande drammaturgo inglese.

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Sonetti 41-60
  • Sonetto 41
    Sonetto 41

    «Quei piacevoli peccati che tua libertà commette quando talvolta sono assente dal tuo cuore».   Per perdonare il giovane per le sue azioni, il poeta si pone sia nella posizione del giovane che in quella dell’amante. Nei primi quattro versi del sonetto, il poeta accusa gentilmente…

  • Sonetto 42
    Sonetto 42

    «Che tu abbia lei non è tutto il mio tormento eppur si sa che l’ho teneramente amata».   È solo in quest’ultimo sonetto riguardante il giovane e l’amante del poeta che quest’ultimo rende pienamente evidente la ragione principale del suo essere così sconvolto: “ma che lei…

  • Sonetto 43
    Sonetto 43

    «Quando ho gli occhi chiusi essi vedon meglio, di giorno infatti scorrono su cose senza merito».   Con il Sonetto 43 inizia la serie di sonetti sull’assenza o lontananza. In questa nuova sequenza, diversi significati delle stesse parole vengono sviluppati in costruzioni versatili e giustapposizioni. Notare…

  • Sonetto 44
    Sonetto 44

    «Se la pesante materia del mio corpo fosse pensiero, l’avversa distanza non fermerebbe il mio cammino».   Il Sonetto 44 e il seguente formano un tema continuo che implica i quattro elementi fondamentali della materia secondo la scienza elisabettiana: terra, acqua, aria e fuoco. Sonetto 44…

  • Sonetto 45
    Sonetto 45

    «Gli altri, aria leggera e fuoco purificatore, sono entrambi con te, ovunque io mi trovi».   Questo sonetto prosegue e completa l’idea del Sonetto 44, ma qui l’aria e il fuoco – che simboleggiano rispettivamente i pensieri e i desideri del poeta – sono legati al…

  • Sonetto 46
    Sonetto 46

    «I miei occhi e il cuore sono in conflitto estremo per contendersi l’immagine della tua persona».   Il poeta allude alle proprie contraddizioni quando considera il suo desiderio per la vista della bellezza del giovane e il suo bisogno di amare ed essere amato dal giovane…

  • Sonetto 47
    Sonetto 47

    «I miei occhi e il cuore son venuti a patti ed or ciascuno all’altro il suo ben riversa».   Nel Sonetto 46, il tema del conflitto tra gli occhi e il cuore. Nel Sonetto 47, i due organi si completano a vicenda. Sonetto 47 Leggi e…

  • Sonetto 48
    Sonetto 48

    «Quanto fui prudente prima di partire nel metter sotto chiave ogni piccolezza».   Il giovane tiene il poeta in tensione, e ancora una volta vediamo la schiavitù del poeta nella loro relazione. Il poeta sviluppa un contrasto metaforico tra essere derubato di beni fisici e perdere…

  • Sonetto 49
    Sonetto 49

    «Per quel giorno, se mai verrà quel giorno, in cui ti vedrò accigliare ad ogni mio difetto».   Non c’è orgoglio in questo sonetto, le cui prime quattro righe continuano la paura del poeta per la “verità” evocata nel sonetto precedente. Sonetto 49 Leggi e ascolta…

  • Sonetto 50
    Sonetto 50

    «Come mi è penoso continuare nel cammino quando ciò che anelo, fine del mio triste andare».   Nulla fa capire dove si trovi il poeta in questo e nei sonetti seguenti. Tutto ciò che si sa è che il poeta è in un viaggio senza nome,…

  • Sonetto 51
    Sonetto 51

    «Perciò l’amor mio scusi la colpa d’esser lento del mio pigro animale quando m’allontano».   Compagno del sonetto precedente, il Sonetto 51 approfondisce ulteriormente il tema del viaggio. Sonetto 51 Leggi e ascolta Perciò l’amor mio scusi la colpa d’esser lento del mio pigro animale quando…

  • Sonetto 52
    Sonetto 52

    «Io sono come il ricco cui chiave benedetta può condurre al suo dolce tesoro ben rinchiuso».   Il poeta accetta di più la separazione dal giovane, che paragona a un “tesoro ben rinchiuso”. Sonetto 52 Leggi e ascolta Io sono come il ricco cui chiave benedetta…

  • Sonetto 53
    Sonetto 53

    «Qual è la tua natura, di che mai sei fatto per essere scortato da tante ombre estranee?».   Un poeta più rilassato sembra aver dimenticato i suoi dubbi precedenti riguardo la relazione con il giovane, che è ancora attraente ma il cui vero io è sfuggente.…

  • Sonetto 54
    Sonetto 54

    «Quanto ancor più bella sembra la bellezza, per quel ricco ornamento che virtù le dona!».   L’immagine della rosa in questo sonetto simboleggia la verità e la devozione immortali, due virtù che il poeta associa al giovane. Paragonandosi a un distillatore, il poeta, che sostiene che…

  • Sonetto 55
    Sonetto 55

    «Né marmo, né aurei monumenti di principi sopravviveranno a questi possenti versi».   Il Sonetto 55, uno dei versi più famosi di Shakespeare, afferma l’immortalità dei sonetti del poeta resistendo alle forze del decadimento nel tempo. Il sonetto riprende questo tema dal sonetto precedente, in cui…

  • Sonetto 56
    Sonetto 56

    «Dolce amore, rianima la tua forza, non sia il tuo sentire più ottuso di quell’appetito».   Come nel Sonetto 52, il poeta accetta che la separazione può essere vantaggiosa nel rendere il loro amore molto più dolce una volta ripresa la relazione con il giovane. Il…

  • Sonetto 57
    Sonetto 57

    «Essendo schiavo tuo, che altro potrei fare se non servir ore e momenti di ogni tuo volere?».   Nel Sonetto 57, il poeta sostiene di non essere tanto l’amico del giovane quanto il suo schiavo. Come uno schiavo, aspetta il piacere del giovane: “ma in triste…

  • Sonetto 58
    Sonetto 58

    «Vieti quel Dio che primo a te mi rese schiavo che in mente vagli i tuoi attimi di piacere».   Come in tanti altri sonetti, il fastidio del poeta per il giovane è espresso in modo ambiguo. Ci accorgiamo appena che rimprovera il giovane nelle righe…

  • Sonetto 59
    Sonetto 59

    «Se nulla è veramente nuovo, ma ciò che è è già stato prima, come s’inganna la nostra mente».   Il Sonetto 59 si sofferma sul paradosso che ciò che è nuovo si esprime sempre in termini di ciò che è già noto. Gli elementi di qualsiasi…

  • Sonetto 60
    Sonetto 60

    «Come le onde si susseguono verso la pietrosa riva, così i nostri minuti si affrettano alla lor fine».   Il Sonetto 60 è riconosciuto come uno dei più grandi di Shakespeare perché tratta le preoccupazioni universali del tempo e del suo incedere. Sonetto 60 Leggi e…

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Sonnets sono poesie d’amore dedicate in gran parte a un giovane amico e patrono del poeta (1-126) e a una donna dai capelli o dall’incarnato scuro di cui i due amici si contendono i favori (127-154). Ad essi è congiunto A Lover’s Complaint Lamento dell’amante (il sesso è imprecisato nell’espressione inglese come in quella italiana), dove è di scena una meschinetta sedotta con una lunga perorazione suasiva da un giovane rubacuori, quindi crudelmente abbandonata. Sicché l’“amante” del titolo sembrerebbe essere la donna, sebbene il poemetto contenga anche il lamento (falso) con cui il corteggiatore fa breccia nel cuore della poverina. Ciò conserva al titolo una dose di ambiguità.
Nell’ultimo decennio del 1500 si era avuta nell’Inghilterra elisabettiana una fioritura di raccolte di sonetti, inaugurata da Philip Sidney (Astrophel and Stella, 1591) e proseguita da Samuel Daniel (Delia, 1592), Thomas Lodge (Phillis, 1593), Edmund Spenser  (Amoretti, 1595) e altri. Sia la raccolta di Daniel che quella di Lodge facevano seguire a un gruppo di sonetti un componimento più lungo intitolato “complaint”, quello di Daniel nella stessa forma strofica (la “rhyme royal”) del Lover’s Complaint di Shakespeare. Gli Amoretti di Spenser erano anch’essi conclusi da un lungo poemetto, l’incantevole Epithalamion, in cui il poeta festeggiava le sue nozze con l’amata, felice conclusione dei suoi “amoretti”.

La raccolta shakespeariana, pur apparendo in ritardo, si adegua a questo modello, e la critica novecentesca è andata rivalutando A Lover’s Complaint come parte integrante del tragitto poetico disegnato nei Sonnets. Anche i dubbi sull’autenticità del Complaint, avanzati fin dal ’700, si sono via via diradati, davanti alla dovizia di riscontri con il linguaggio dell’ultimo Shakespeare. Perciò sarebbe opportuno offrire anche al lettore italiano la possibilità di leggere la più celebre raccolta di sonetti della letteratura europea insieme all’appendice con cui fu originalmente pubblicata. Censurare A Lover’s Complaint perché ritenuto inferiore o avulso dalla raccolta significa commettere un’operazione arbitraria, anticipando un giudizio che dopo tutto va lasciato al lettore. Solo così egli avrà in mano tutto il fascicolo dei problematici Sonnets. La chiusa d’incerta lettura e qualità non può esserne preventivamente estrapolata.

I sonetti in Italiano ed in originale

1 – 20 21 – 40 41 – 60
61 – 80 81 – 100 101 – 120
121 – 140
141 – 154
 

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