I Sonetti 61-80

I sonetti in Italiano ed in originale

Sonetti 61-80

Scritti probabilmente fra il 1595 e i primi anni del 1600, i Sonetti di Shakespeare costituiscono uno dei grandi vertici della letteratura d’amore di tutti i tempi, rappresentano anche un momento centrale della produzione letteraria del grande drammaturgo inglese.

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Sonetti 61-80
  • Sonetto 61
    Sonetto 61

    «Sei tu a voler che la tua immagine tenga aperte le mie palpebre pesanti nell’estenuante notte?».   Il giovane continua a presentare al poeta una varietà di immagini fantasma. Cercando di stabilirsi su un’immagine autentica, il poeta non riesce a dormire a causa del tumulto emotivo…

  • Sonetto 62
    Sonetto 62

    «Peccato di vanità domina i miei occhi, l’intera anima mia ed ogni mio altro senso».   Il poeta pensa a se stesso come a un giovane e condanna la propria vanità narcisistica. Sfortunatamente, sebbene possa intellettualizzare il narcisismo come un attributo indegno, “tanto è radicato nell’intimo…

  • Sonetto 63
    Sonetto 63

    «Per quando il mio amor sarà come or son’io, offeso e logorato dall’atrocità del Tempo».   I riferimenti al futuro del giovane sono segni del timore del poeta che l’amore non possa difendersi dal tempo. Sonetto 63 Leggi e ascolta Per quando il mio amor sarà…

  • Sonetto 64
    Sonetto 64

    «Quando vidi sfigurato dall’atroce mano del Tempo l’orgoglioso tesoro di epoche ormai sepolte».   Nel Sonetto 64, il poeta è ritratto come uno storico, filosofo e antiquario che sogna l’inesorabile distruzione di antiche glorie da parte del tempo. I monumenti che riflettono le idee più nobili…

  • Sonetto 65
    Sonetto 65

    «Se bronzo, pietra, terra e mare sconfinato sono travolti dal potere spietato della morte».   Continuando molte delle immagini del Sonetto 64, il poeta conclude che nulla resiste alle ingiurie del tempo. Sonetto 65 Leggi e ascolta Se bronzo, pietra, terra e mare sconfinato sono travolti…

  • Sonetto 66
    Sonetto 66

    «Stanco di tanti eventi, pace alla morte invoco. Come vedere il Merito viver mendicando».   Se non fosse che il morire lo avrebbe portato via dal suo amore, l’oratore stanco di questa litania di delusioni della vita invoca la morte. Sonetto 66 Leggi e ascolta Stanco…

  • Sonetto 67
    Sonetto 67

    «Ma perché dovrebbe vivere fra la corruzione e con la sua presenza ingentilire l’empietà».   Il Sonetto 67 continua il pensiero del sonetto precedente e sviluppa un nuovo argomento nella sua riflessione sull’età contemporanea del poeta. Sonetto 67 Leggi e ascolta Ma perché dovrebbe vivere fra…

  • Sonetto 68
    Sonetto 68

    «È quindi il viso suo l’epitome del passato, quando beltà viveva e moriva come i nostri fiori».   Poiché il giovane incarna gli antichi standard di vera bellezza, non ha bisogno di cosmetici o di una parrucca fatta con “le auree trecce dei morti”. Sonetto 68…

  • Sonetto 69
    Sonetto 69

    «Quanto di te vede l’occhio del mondo non manca di generosità che lo migliori».   Sebbene i nemici del giovane lodino il suo aspetto, nei loro incontri privati lo calunniano quasi del tutto. Sonetto 69 Leggi e ascolta Quanto di te vede l’occhio del mondo non…

  • Sonetto 70
    Sonetto 70

    «Che tu sia biasimato non sarà tua colpa, il bello è sempre stato bersaglio di calunnia».   Il poeta non riesce a mantenere la sua disapprovazione per il giovane, ma perdona senza dimenticare. Il giovane può incolpare solo se stesso per le voci diffamatorie su di…

  • Sonetto 71
    Sonetto 71

    «Quando sarò morto, soffoca il tuo pianto quando il mesto rintocco della lugubre campana».   In questo e nei successivi tre sonetti, l’umore del poeta diventa sempre più morboso. Qui anticipa la propria morte: “Quando sarò morto, soffoca il tuo pianto / … / da questa…

  • Sonetto 72
    Sonetto 72

    «Per tema che il mondo ti costringa a dire per qual mio merito tu mi debba ancora amare».   Il Sonetto 72 riecheggia lo stato d’animo del sonetto 71, e il poeta dice al giovane di non lodarne i versi dopo la sua morte, poiché la…

  • Sonetto 73
    Sonetto 73

    «In me tu vedi quel periodo dell’anno quando nessuna o poche foglie gialle ancor resistono».   Il poeta attraverso le immagini invernali, il bagliore del crepuscolo e le braci morenti di un fuoco descrive la sua sensazione di non avere molto da vivere. Tutte le immagini…

  • Sonetto 74
    Sonetto 74

    «Ma non crucciarti: quando quel fatale arresto che ogni cauzion ricusa mi condurrà lontano».   Il poeta continua con la preoccupazione ossessiva per la propria morte. Anche se sottolinea la propria inadeguatezza come persona, afferma con coraggio la grandezza dei suoi versi: “la mia vita avrà…

  • Sonetto 75
    Sonetto 75

    «Tu sei ai miei pensieri come il pane alla vita o come alla terra le dolci piogge di primavera».   Il poeta è lacerato da sentimenti contrari che non riesce a conciliare. Il suo rapporto con il giovane si alterna con  il piacere – “talvolta sazio…

  • Sonetto 76
    Sonetto 76

    «Perché il mio verso è sì spoglio di moderni orpelli, sì lungi da varianti o improvvisi mutamenti?».   Lamentandosi che i suoi versi siano tristemente limitati, il poeta riconosce che la sua lode al giovane non consente nuove forme di argomentazione. Da tradizionalista, il poeta rifiuta…

  • Sonetto 77
    Sonetto 77

    «Lo specchio ti dirà come si logori la tua bellezza, la meridiana come si consumi il tuo prezioso tempo».   Il volto invecchiato del giovane si rifletterà in uno specchio e il passare del tempo si rifletterà sul suo orologio, scontrandosi con i suoi pensieri eternamente…

  • Sonetto 78
    Sonetto 78

    «Ti ho invocato così spesso come Musa ottenendo tal favore alla mia poesia».   Il successo del poeta nell’ottenere l’accesso alle grazie del giovane ispira imitatori: “che ogni altra penna ha seguito il mio costume / e diffonde i suoi versi in tuo servigio”. Sonetto 78…

  • Sonetto 79
    Sonetto 79

    «Finché fui il solo a ricorrere al tuo aiuto, soltanto la mia poesia ebbe il tuo gentil favore».   Il Sonetto 79 presenta il primo riferimento specifico a un poeta rivale che gareggia per gli affetti del giovane. Senza perdere il senso di superiorità morale, il…

  • Sonetto 80
    Sonetto 80

    «Quanta umiliazione provo quando scrivo, sapendo che un più alto genio celebra il tuo nome».   Il poeta riconosce che il poeta rivale lo rimpiazza a favore del giovane. Sentendosi scoraggiato dalla superiorità del “più alto genio” del poeta rivale, che descrive in tutto il sonetto…

»»» Introduzione ai sonetti

Sonnets sono poesie d’amore dedicate in gran parte a un giovane amico e patrono del poeta (1-126) e a una donna dai capelli o dall’incarnato scuro di cui i due amici si contendono i favori (127-154). Ad essi è congiunto A Lover’s Complaint Lamento dell’amante (il sesso è imprecisato nell’espressione inglese come in quella italiana), dove è di scena una meschinetta sedotta con una lunga perorazione suasiva da un giovane rubacuori, quindi crudelmente abbandonata. Sicché l’“amante” del titolo sembrerebbe essere la donna, sebbene il poemetto contenga anche il lamento (falso) con cui il corteggiatore fa breccia nel cuore della poverina. Ciò conserva al titolo una dose di ambiguità.
Nell’ultimo decennio del 1500 si era avuta nell’Inghilterra elisabettiana una fioritura di raccolte di sonetti, inaugurata da Philip Sidney (Astrophel and Stella, 1591) e proseguita da Samuel Daniel (Delia, 1592), Thomas Lodge (Phillis, 1593), Edmund Spenser  (Amoretti, 1595) e altri. Sia la raccolta di Daniel che quella di Lodge facevano seguire a un gruppo di sonetti un componimento più lungo intitolato “complaint”, quello di Daniel nella stessa forma strofica (la “rhyme royal”) del Lover’s Complaint di Shakespeare. Gli Amoretti di Spenser erano anch’essi conclusi da un lungo poemetto, l’incantevole Epithalamion, in cui il poeta festeggiava le sue nozze con l’amata, felice conclusione dei suoi “amoretti”.

La raccolta shakespeariana, pur apparendo in ritardo, si adegua a questo modello, e la critica novecentesca è andata rivalutando A Lover’s Complaint come parte integrante del tragitto poetico disegnato nei Sonnets. Anche i dubbi sull’autenticità del Complaint, avanzati fin dal ’700, si sono via via diradati, davanti alla dovizia di riscontri con il linguaggio dell’ultimo Shakespeare. Perciò sarebbe opportuno offrire anche al lettore italiano la possibilità di leggere la più celebre raccolta di sonetti della letteratura europea insieme all’appendice con cui fu originalmente pubblicata. Censurare A Lover’s Complaint perché ritenuto inferiore o avulso dalla raccolta significa commettere un’operazione arbitraria, anticipando un giudizio che dopo tutto va lasciato al lettore. Solo così egli avrà in mano tutto il fascicolo dei problematici Sonnets. La chiusa d’incerta lettura e qualità non può esserne preventivamente estrapolata.

I sonetti in Italiano ed in originale

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121 – 140
141 – 154
 

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