Shakespeare: i re del suo tempo

Da la soffitta incantata

Moltissimi lavori di Shakespeare hanno re o sostituti di re sotto forma di duchi o altri ruoli, rappresentano il senso di autorità, ma anche la domanda se un re è un buon re o un cattivo re. Ci sono molte di queste cose nel cuore delle opere shakespeariane.

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Shakespeare: i re del suo tempo
Elizabeth (1998) Cate Blanchett

Facciamo un breve sunto di ciò che sappiamo di Shakespeare fino a questo momento: viene battezzato nel piccolo villaggio di Stratford-upon-Avon, dove vive per tutta la giovinezza. Si sposa insolitamente giovane, ha tre figli. Gli affari di famiglia e suo padre attraversano un periodo difficile. Quindi va a Londra, entra nel mondo del teatro, diventa amico degli attori, pubblica alcuni dei suoi lavori, grazie alla buona amicizia che lo lega all’amico di scuola Richard Field. Collabora con alcuni drammaturghi del suo tempo, con i quali è anche in rivalità. Questa è, a grandi linee, la carriera di Shakespeare fino a questo momento.
Ha alcuni patroni che supportano lui e la sua compagnia. I patroni sono, ovviamente, aristocratici, membri della corte reale. Ma in cima alla piramide, al vertice di tutto questo sistema, c’è il re. Nella prima metà della sua carriera, la regina è Elisabetta I. Nella seconda metà, è re Giacomo. Elisabetta, la regina vergine, è un’abile diplomatica, una regina che decide di non sposarsi per mantenere aperte tutte le possibilità. Dice di essere sposata con il suo popolo. Ma dal momento che non è sposata ed è senza eredi, si pone il problema della successione.
Nel 1603, quando muore, re Giacomo di Scozia diventa re di Inghilterra e di Scozia. Per questo viene chiamato Giacomo VI e I – sesto di Scozia e primo di Inghilterra.

Alla Shakespeare Birthplace Trust ci sono alcuni splendidi documenti che chiariscono l’importanza di questi re, il senso del loro essere giudici supremi del loro tempo. C’è un documento firmato da Elisabetta in persona: Elisabetta R., cioè Elisabetta regina. E ne esiste un altro sul quale è impresso un grande sigillo: il sigillo di Giacomo VI e I. Da un lato, si vede il monarca a cavallo che mette in mostra la sua abilità militare. Sull’altro lato è seduto nella tipica posa del re. Indossa la sua corona. Tiene in mando lo scettro, il suo globo. La sua è l’espressione di chi dice: io sono il re, il rappresentante di Dio in terra.

Le compagnie teatrali invocano il patrocinio della corte reale. È il motivo per il quale il teatro può andare avanti, per cui gli attori sono in grado di mettere in scena opere per il divertimento della corte durante le celebrazioni, le visite diplomatiche e altre occasioni di questo tipo. C’è un senso profondo nell’immagine del re seduto sul suo trono.
Moltissimi lavori di Shakespeare hanno re o sostituti di re sotto forma di duchi o altri ruoli, rappresentano il senso di autorità, ma anche la domanda se un re è un buon re o un cattivo re. Ci sono molte di queste cose nel cuore delle opere shakespeariane.
C’è un aspetto interessante sul documento con la firma originale di Elisabetta I. È una permesso per il gentiluomo Sir John Fortescue di avere alcune nuove livree. La livrea è simbolo della servitù reale, un fedele servitore reale. Quando la compagnia di Shakespeare diventa “Gli uomini del Re”, quando Giacomo sale al trono, anche loro ottengono una livrea a dimostrazione della loro fedeltà nei confronti del monarca. Il ceto sociale è molto importante a quel tempo. E l’Ufficio degli Araldi delle Armi, coloro che assegnano gli stemmi nobiliari, è terribilmente importante. Intorno al 1590 la famiglia di Shakespeare attraversa momenti difficili. Ma verso la fine, dal momento che il poeta inizia a guadagnare con i suoi lavori, è in grado di fare qualcosa per sistemare la situazione. A nome della sua famiglia, fa domanda per ottenere uno stemma. Deve recarsi da Ralph Brooke e dai suoi colleghi nell’Ufficio degli Stemmi. Lo stemma viene concesso e Shakespeare può definirsi un gentiluomo. E non c’è dubbio che suo padre fosse molto molto contento nel vedere ripristinato il buon nome della famiglia. Ma Brooke, il nome citato sul documento di Elisabetta, non è molto felice all’idea che qualcuno coinvolto in una professione discutibile come quella del teatro, ottenga uno stemma e si faccia chiamare gentiluomo. Brooke scrive un documento per opporsi alla concessione dello stessa a Shakespeare.
All’incirca nello stesso periodo, Shakespeare scrive una commedia intitolata “Le allegri comari di Windsor”, dove uno dei personaggi si traveste proprio da un uomo di nome Brooke. E può darsi che quello che sta facendo Shakespeare è controbattere, facendo un piccolo scherzo a spese di un uomo che non approva la sua professione.

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