Sonetto 127

Shakespeare. Sonetto 9

«Un tempo il nero non era considerato bello
o se lo era non portava il nome di bellezza». 

Il Sonetto 127, che inizia la sequenza che tratta del rapporto del poeta con la sua amante, la Dark Lady, difende il gusto fuori moda del poeta per le brune.

Sonetto 127
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Un tempo il nero non era considerato bello
o se lo era non portava il nome di bellezza;
ora invece è il nero per succession suo erede
e bionda bellezza, bastarda vien chiamata:
da quando ognuno usurpa il crear della natura
abbellendo il brutto falsando il volto dell’arte,
la vera bellezza non ha più nome né sacro asilo,
ma viene profanata o vive in total discredito.
Per questo son tanto neri gli occhi della mia donna,
neri come corvi, e sembran vestire il lutto
per chi, non nata bionda, vuole farsi bella,
avvilendo la natura con false imitazioni:
ma essi piangono con tanta grazia il loro duolo
da far pensar che tale dovrebbe esser la bellezza.

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Ai tempi elisabettiani, così ci dice il poeta, il nero non era considerato bello: “Un tempo il nero non era considerato bello, / o se lo era non portava il nome di bellezza”. Tuttavia, ciò che è considerato bello – almeno per il poeta – è cambiato; “ora invece è il nero per succession suo erede.” Questo cambiamento in ciò che è considerato bello è la principale preoccupazione del poeta qui e nei sonetti successivi.

Ciò che più sconvolge il poeta non è che una definizione di bellezza sostituisce un’altra, ma che le donne usano i cosmetici per migliorare il loro aspetto naturale. Questa pratica innaturale crea artificiosità, “abbellendo il brutto falsando il volto dell’arte”. Peggio ancora, i cosmetici svalutano l’ideale, o lo standard, di cosa sia la bellezza, poiché consentono alle donne di cambiare il loro aspetto per capriccio in base a ciò che attualmente è ritenuto bello. La costanza in ciò che è bello viene sacrificata per le nozioni volubili e volubili di come dovrebbe apparire una donna: “la vera bellezza non ha più nome né sacro asilo, / ma viene profanata o vive in total discredito”.

Il grado di enfasi sul colore della Dark Lady varia nei sonetti, quindi a volte sembra dai capelli neri e altre volte semplicemente bruna. L’apprezzamento del poeta per l’aspetto della Dama Oscura è complesso: è contento che lei non usi cosmetici per alleggerire il suo aspetto, il che sarebbe “una vergogna bastarda”, ma non è fisicamente attraente per il poeta, nonostante tutto il suo fascino erotico. Tuttavia, i suoi occhi neri la fanno apparire così bella “da far pensar che tale dovrebbe esser la bellezza”. Il nero, quindi, diventa per il poeta un altro mezzo per screditare l’uso dei cosmetici; il bell’aspetto della sua amante non è “avvilito” da misure innaturali.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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