Sonetto 132

Shakespeare. Sonetto 9

«Amo i tuoi occhi ed essi, quasi avessero pietà,
sapendo che il tuo cuore mi tortura col tuo sdegno». 

Il Sonetto 132 rappresenta un’intensificazione dei sentimenti del poeta per la Dama Oscura, parallelo ironico alla sua precedente relazione con il giovane in quanto il poeta riconosce che lei non lo ama. Costruito attorno a un’immagine degli occhi della donna, il sonetto, nel testo originale, è particolarmente degno di nota per un esteso gioco di parole sulle parole ” morning (mattina, il primo raggiar del sole) “ e “mourning (lutto)”.

Sonetto 132
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Amo i tuoi occhi ed essi, quasi avessero pietà,
sapendo che il tuo cuore mi tortura col tuo sdegno,
si son vestiti a lutto e piangon dolci lacrime,
guardando il mio dolore con tanta compassione.
E per essere sincero, né il primo raggiar del sole
rende migliore il volto diafano dell’aurora,
né la fulgida stella che annuncia la sera
dà parte del suo splendore al fosco tramonto,
quanto quei due occhi a lutto adornino il tuo viso.
Lascia dunque che anche il tuo cuor sia degno
di piangere per me, giacché il lutto ti dà grazia,
e vesti la tua pietà di nero in ogni parte.
Allora giurerò che la vera bellezza è nera,
e che orride son quelle che mancan del tuo colore.

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La prima quartina lascia pochi dubbi sul fatto che la donna non abbia sentimenti amorosi per il poeta. Rivolgendosi alla donna, il poeta riconosce che il suo cuore “lo tortura” “con sdegno”. Come lo sa? Vede la sua disaffezione nei suoi occhi, che “si son vestiti a lutto e piangon dolci lacrime, /guardando il mio dolore con tanta compassione”. L’espressione “vestiti a lutto” nella riga 3 è contrapposta, nella prima riga della seconda quartina, in cui il poeta descrive gli occhi della donna in confronto a come il “il primo raggiar del sole / rende migliore il volto diafano dell’aurora”.

Tuttavia, si noti quanto poco lusinghieri siano i paragoni del poeta tra gli occhi della donna e la natura: la natura non è brillantemente splendente; piuttosto è “diafana” e “fosca”. La terza quartina completa i pensieri del poeta della seconda quartina. Paragona i “due occhi a lutto” della donna con la pietà che prova per lui. Ironicamente, gli occhi scuri e “in lutto” della donna la rendono ancora più attraente per il poeta, che, nel distico conclusivo, giura di nuovo fedeltà alla bellezza della donna e chiama “orride” tutte le altre donne il cui aspetto non è nero come rappresentato dall’Oscurità della Dama.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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