Sonetto 135

Shakespeare. Sonetto 9

«Ogni donna ha quel che vuole, tu hai il tuo Will
e un Will ancora e un Will anche di troppo». 

Il gioco di parole sulla parola “will” continua dal sonetto precedente. Il poeta vuole continuare il suo rapporto sessuale con la sua amante, ma lei è già piena di amanti: “Ogni donna ha quel che vuole, tu hai il tuo Will, / e un Will ancora e un Will anche di troppo”.

Sonetto 135
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Ogni donna ha quel che vuole, tu hai il tuo Will
e un Will ancora e un Will anche di troppo:
sono io che t’assillo sempre, forse oltre misura
per aggiungermi così ai tuoi amorosi sensi.
Non vorrai tu, il cui ardore è sì acceso e grande
conceder che una volta il mio will nel tuo si annulli?
Dovranno le brame altrui sembrar assai gradite
e solo il mio desìo non brillar del tuo consenso?
Il mare colmo d’acqua riceve ancora piogge
e nell’abbondanza accresce le sue risorse:
così tu, ricca di will, aggiungi alle tue voglie
un desiderio mio per render più grande il tuo!
Un no senza bontà non uccida i tuoi aspiranti:
pensaci tutti in uno e che l’unico Will sia io.

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Già nelle prime due righe, la parola Will appare tre volte, ma solo chi o cosa siano questi Will rimane ambiguo. Una possibilità è che ogni Will corrisponda al giovane, al marito della Dama Oscura e persino allo stesso Shakespeare. Un’altra possibilità è che Will sia un termine generico per amante; dopo tutto, un significato della parola “will” durante i tempi elisabettiani era l’organo sessuale maschile. Ancora un’altra possibilità, meno oscena, è che la parola Will si riferisca alle personalità deboli dei suoi amanti, che non sono in grado di decidere il proprio destino a causa della forte personalità sessualmente magnetica della donna; fondamentalmente lei li controlla e loro non hanno il libero arbitrio di prendere decisioni.

Poiché la donna ha già diversi desideri, o amanti, il poeta si chiede perché non lo accetta, anche il suo “will”: “così tu, ricca di will, aggiungi alle tue voglie / un desiderio mio per render più grande il tuo! “. Impiegando l’immagine del mare come una similitudine della donna, il poeta sostiene che il mare aggiunge acqua a se stesso senza sforzo; così dovrebbe la Dama Oscura.

C’è più di un po’ di cinismo nell’ammissione del poeta di lussuria per una donna del tutto malfamata. Pregando di fare sesso con la donna, il poeta maschera a malapena la sua gelosia per i molti amanti della donna: “Dovranno le brame altrui sembrar assai gradite, / e solo il mio desìo non brillar del tuo consenso?” Cosa c’è di così sbagliato, le chiede, con il suo organo sessuale che lei non lo accetterà come suo amante? Sarcasticamente, lui le chiede in modo osceno perché il suo organo sessuale, che si adattava così facilmente agli altri uomini, non possa accettarne uno di più.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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