Sonetto 136

Shakespeare. Sonetto 9

«Se l’anima ti rimprovera il mio contegno audace
giura all’anima tua cieca che ero io il tuo Will». 

Il Sonetto 136 continua a giocare sulla parola “will” e il risultato è ancora più dannoso per il carattere della donna. La signora ha altri amanti ma non ha ancora acconsentito ad accettare il poeta. Nell’ultima riga, il poeta recita: “così mi amerai, perché il mio nome è Will”, molto probabilmente un riferimento allo stesso Shakespeare.

Sonetto 136
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Se l’anima ti rimprovera il mio contegno audace
giura all’anima tua cieca che ero io il tuo Will
e l’anima tua ben sa che ivi l’amor è ammesso:
perciò per amor, dolcezza, appaga la mia supplica.
Will completerà la ricchezza del tuo amore
e quest’unico mio desìo appagherà ogni voglia.
In posti di gran ritrovo si sa per esperienza
che uno non conta niente in mezzo a tanta gente:
perciò lascia che nel numero io passi inosservato
benché il mio uno accresca il novero dei tuoi possessi;
stimami pure un nulla, purché pensar ti piaccia
questa mia nullità un qualcosa che ti è caro.
Fa’ del mio nome il tuo amore ed amalo per sempre,
così mi amerai, perché il mio nome è Will.

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Essenzialmente l’argomento del poeta è che un altro amante – se stesso – non occuperà eccessivamente l’amante, specialmente quando il poeta si caratterizza come “nulla”: “stimami pure un nulla, purché pensar ti piaccia / questa mia nullità un qualcosa che ti è caro.” Il poeta sostiene che, data la prodigiosa lussuria della donna, aggiungere un altro amante alla sua scuderia di amanti è insignificante.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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