Tutto è bene quel che finisce bene – Atto III

(“All’s well that ends well”  1602 – 1603)

Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

Tutto è bene quel che finisce bene - Atto III

ATTO TERZO – SCENA PRIMA

Squilli. Entrano il Duca di Firenze, i due Nobili francesi, e truppe.

DUCA

Così ora avete sentito punto per punto

le ragioni fondamentali di questa guerra,

il cui conflitto violento ha già causato molto sangue

e più ne chiede.

PRIMO NOBILE

La contesa pare sacrosanta

dalla parte di Vostra Grazia, torva e miserabile

da quella dell’oppositore.

DUCA

Perciò ci stupisce molto che il nostro cugino di Francia

sia stato sordo in questa giusta campagna

alle nostre suppliche di aiuto.

SECONDO NOBILE

Mio buon signore,

le ragioni che so io non sono quelle di stato,

ma di un uomo comune che tiene gli occhi aperti

coi pochi mezzi che ha sull’alto espletamento

del governo; perciò non oso

dire quello che penso, perché ho visto

che la mia ottica incerta se cerca d’indovinare

spesso sbaglia.

DUCA

A suo piacimento.

PRIMO NOBILE

Ma sono sicuro che i giovani che la pensano come noi,

malati d’ozio, ogni giorno sempre più numerosi

verranno qui a curarsi.

DUCA

Saranno i benvenuti,

Carichi di tutti gli onori che potranno dare.

Voi conoscete bene i vostri gradi; quando se ne presentino migliori,

saranno per i vostri meriti. Domani al campo.

Squilli. Escono.

ATTO TERZO – SCENA SECONDA

Entrano la Contessa e il Clown.

CONTESSA

È andato tutto come volevo, solo che lui non torna insieme a lei.

CLOWN

Affèmia, ho capito che il mio giovane signore è persona molto melanconica.

CONTESSA

Da che, di grazia?

CLOWN

Beh, si guarda lo stivale e canta; si aggiusta il colletto e canta; fa domande e canta; si stuzzica i denti e canta. Conosco uno che c’aveva il ticchio della melanconia e dette via un castello che valeva un occhio per una cantata.

CONTESSA

Vediamo un po’ cosa scrive, e quando intende venire. Apre la lettera.

CLOWN

Da quando sono stato a corte non c’ho più in testa Isbel. I nostri baccalà e le nostre Isbel di campagna non sono nulla rispetto ai vostri baccalà e alle vostre Isbel di corte.Al mio Cupido gli è saltato il cervello: l’amore mi diventa sciapo, come la pecunia a un vecchio.

CONTESSA

Cos’è questo?

CLOWN

Proprio quello che è. Esce.

CONTESSA (leggendo a voce alta)

Vi mando una nuora: ha ridato la vita al Re e l’ha tolta a me. L’ho sposata, ma non presa, e ho giurato di mantenere il “no” per l’eternità.Sentirete dire che sono fuggito. Ve lo dico prima che arrivi la notizia.Per quanto è grande il mondo mi terrò a distanza. Con tutto il mio rispetto.

Il vostro figlio sfortunato,

Bertram.

Così non va, ragazzo immaturo e sventato:

fuggire i favori di un Re così buono,

attirarti tutta la sua indignazione!

E per disprezzo di una fanciulla così virtuosa

che ha il rispetto di un imperatore.

Entra il Clown.

CLOWN

O signora, di là sono arrivate cattive notizie con due soldati e la mia giovane padrona.

CONTESSA

Che è successo?

CLOWN

Ah, ma c’è del confortante nelle notizie, del confortante: vostro figlio non sarà ucciso così presto come cre-devo.

CONTESSA

Perché dovrebbe essere ucciso?

CLOWN

È quello che mi dico: o non è scappato, come si dice in giro? Il pericolo sta nel fare i duri: questo fa perdere uomini, ma fare bambini.Ora viene chi vi può dire di più: io lo so per sentito dire che è scappato. Esce.

 

Entrano Elena e i due Nobili francesi.

PRIMO NOBILE

Dio vi salvi, buona signora.

ELENA

Signora, il mio signore è partito, partito per sempre.

SECONDO NOBILE

Non dite così!

CONTESSA

Ti ci vuole pazienza! Signori, ve ne prego…

Con tutte queste trafitte di gioia e di dolore

non c’è più istante che l’una o l’altro tocchi

i miei sensi di donna.Vi prego, dov’è mio figlio?

SECONDO NOBILE

Signora, è al servizio del Duca di Firenze.

Lo abbiamo incontrato diretto là, da dove noi veniamo

e dove torneremo dopo aver sbrigato

urgenti servigi a corte.

ELENA

Guardate la sua lettera, signora: è la mia liberatoria.

(Legge a voce alta.)

Quando prenderai l’anello che io porto al dito, e mai si sfilerà, e mi farai vedere un figlio partorito da te di cui sia padre io, allora mi chiamerai marito. Ma questo “allora” io lo scrivo “mai”.

È una sentenza mostruosa.

CONTESSA

Signori, avete portato voi questa lettera?

PRIMO NOBILE

Sì, signora, e visto il contenuto ci dispiace di esserci prestati.

CONTESSA

Ti prego, signora, rischiara il volto.

Se fai incetta tu sola dell’intera pena

derubi me della mia metà.Era mio figlio;

ma io lavo il mio sangue del suo nome:

sei tu il mio unico figlio.Allora, andava a Firenze?

SECONDO NOBILE

Sì, signora.

CONTESSA

A far la guerra?

SECONDO NOBILE

È il suo nobile intento; e, credetemi,

il Duca gli conferirà quell’onore

che gli si converrà.

CONTESSA

Tornate là?

PRIMO NOBILE

Sì, signora, prima possibile.

ELENA (leggendo)

Finché avrò moglie nulla mi tiene in Francia.

È amaro.

CONTESSA

C’è scritto così?

ELENA

Sì, signora.

PRIMO NOBILE

Forse si è fatto trasportare dalla mano, senza che il cuore concordasse.

CONTESSA

Niente lo tiene in Francia finché avrà moglie!

Qui non c’è nulla che sia troppo buono per lui

se non lei, e lei merita un nobile

cui facciano servizio venti villani come lui

e la chiamino padrona ogni momento.Chi c’è con lui?

PRIMO NOBILE

Soltanto un servo, e un gentiluomo che ho conosciuto una volta.

CONTESSA

Parolles, vero?

PRIMO NOBILE

Sì, lui, mia buona signora.

CONTESSA

Un cattivo soggetto, pieno di viziacci:

ha il potere di avvilire la natura

onorata di mio figlio.

PRIMO NOBILE

In effetti, buona signora,

quell’individuo se lo arroga senza freno alcuno

e questo fa il suo gioco.

CONTESSA

Benvenuti, signori.

Vi prego, quando vedete mio figlio,

di dirgli che l’onore che perde

non potrà riaverlo con la spada.

Altro ve lo consegnerò per scritto.

SECONDO NOBILE

Siamo a vostra disposizione, signora,

per questo e altri incarichi urgenti.

CONTESSA

No, no, solo se potrò ricambiare.

Volete seguirmi?

Escono la Contessa e i Nobili.

ELENA

“Finché avrò moglie nulla mi tiene in Francia”.

Nulla in Francia fino a che avrà moglie!

Non ne avrai nessuna, Rossiglione, non in Francia,

così potrai tenerti tutto.Povero signore, io sono

chi ti caccia dal tuo paese ed espone

le tue tenere membra all’evenienza

della guerra che non dà scampo? Io sono

chi ti sottrae alla dilettosa corte, dove

ti colpivano occhiate seducenti, a fare da bersaglio

di moschetti fumanti? O voi, plumbei messaggeri,

che cavalcate i violenti destrieri di fuoco,

volate fuori mira: scuotete l’aria punta sul vivo

che canta vivace e si richiude; non toccate il mio signore.

Se mai gli spareranno, io l’ho esposto ai colpi;

se mai attenteranno al suo petto ardimentoso,

io sono la sventurata che gl’impone il confronto.

Anche se non lo uccido, io sono la causa

se avvenisse la sua morte.Sarebbe stato meglio

avessi incontrato un leone ruggente

per la pressanza della fame; meglio

che tutte le disgrazie che natura possiede

fossero mie al completo.No, Rossiglione, torna a casa

da dove l’onore non riceve dal pericolo che una cicatrice,

quando, spesso, non perde tutto.Io me ne andrò:

l’esser io qui ti fa stare laggiù.

Per aver questo io dovrei restare? No, no,

anche se carezzasse questa casa il soffio del paradiso

e l’accudissero gli angeli. Me ne andrò,

così voci comprensive ti riferiranno la mia fuga

a conforto del tuo udito. Vieni, notte; finisci, giorno!

Ecco una povera ladra che cerca il buio per sparire. Esce.

ATTO TERZO – SCENA TERZA

Squilli. Entrano il Duca di Firenze, Bertram, tamburi e trombe, soldati, Parolles.

DUCA

Da ora sei generale della nostra cavalleria, e noi,

pieni di speranza, puntiamo sulla tua certa fortuna

tutto il nostro affetto e la nostra fiducia.

BERTRAM

Signore, è un compito

troppo pesante per le mie forze; tuttavia

faremo di tutto per espletarlo per voi

fino all’estremo rischio.

DUCA

E allora in marcia

e la fortuna giochi sul tuo elmo vittorioso

da tua compagna augurale!

BERTRAM

In questo stesso giorno,

grande Marte, mi aggiungo alla tua schiera.

Fammi solo pari al mio intento e io mi mostrerò

portato ai tuoi tamburi e negato all’amore. Escono.

ATTO TERZO – SCENA QUARTA

Entrano la Contessa e il Maggiordomo.

CONTESSA

Ahi! Ma come avete potuto accettare la sua lettera?

Non potevate capire che avrebbe fatto quel che ha fatto

per il fatto stesso di mandarmi una lettera? Rileggetela.

MAGGIORDOMO (legge)

Per San Giacomo parto pellegrina,

per ambizione d’amore condannata.

La nuda terra salgo scalza e china:

mio sacro voto di colpa esser mondata.

Vogliate scrivere al mio signore in guerra

che torni dal massacro vostro figlio diletto:

gli sia sacra la pace data in terra,

io da lontano lo adorerò nel petto.

Che mi perdoni se a quel duro travaglio

da funesta Giunone lo detti in sorte,

lontano dalla corte, sul campo a repentaglio,

mentre il valore teme il cane della morte.

È troppo bello e buono per la morte e per me:

e lei io abbraccio per liberarlo da me.

CONTESSA

La più dolce delle sue parole taglia come una lama!

Rinaldo, lasciarla libera di partire è stata

la tua più grossa leggerezza.Avessi potuto parlarci

avrei saputo io come farle cambiare idea:

ma sono stata prevenuta.

MAGGIORDOMO

Perdonatemi, signora:

se io ve l’avessi data ieri sera

forse si poteva ancora raggiungere: ma scrive

che sarebbe inutile inseguirla.

CONTESSA

Che angelo mai

benedirà questo marito indegno? Non ha futuro,

a meno che le preghiere di lei, in cielo favorite

e amorosamente compensate, non lo sottraggano

all’ira della giustizia suprema.Scrivi, scrivi, Rinaldo,

a questo marito indegno della propria moglie.

Che ogni parola pesi quanto il merito di lei,

che lui prende troppo alla leggera.Anche se

gl’importerà poco, insisti molto sulla mia enorme pena.

Manda il messaggero più provetto.

Forse quando saprà che se n’è andata,

lui tornerà; e spero che lei, sapendolo,

faccia presto ritorno, guidata dal suo sincero amore.

Sento che non riesco più a capacitarmi

quale dei due mi sia più caro. Appronta il messaggero.

Ho il cuore peso e un’età insicura:

il dolore vorrebbe lacrime, la pena m’induce a parlare.

Escono.

ATTO TERZO – SCENA QUINTA

Trombe in lontananza. Entra una vecchia Vedova di Firenze, sua figlia Diana, Mariana e altri cittadini.

VEDOVA

Fate presto, perché se rientrano ci perdiamo tutto lo spettacolo.

DIANA

Dicono che il Conte francese si sia fatto molto onore.

VEDOVA

C’è voce che abbia fatto prigioniero il loro comandante in capo e che abbia ucciso con le proprie mani il fratello del Duca. Trombe.

Tutta fatica sprecata: hanno preso da quell’altra parte. Ascoltate! Si capisce dalle trombe.

MARIANA

Su, rientriamo e accontentiamoci di quello che dicono gli altri. Tu, Diana, bada a questo Conte francese.L’onore di una vergine sta nel buon nome: non c’è dote più ricca della castità.

VEDOVA

Ho detto alla nostra vicina come sei stata avvicinata da quel signore che è con lui.

MARIANA

Quello lo conosco, un bel pezzo da forca! Un certo Parolles: uno sporco ruffiano che si dà da fare per conto del suo padrone. Tientene lontana, Diana: le loro promesse, le loro lusinghe, i giuramenti, i pegni, tutto l’armamentario delle voglie, non fanno mai vedere quel che c’è sotto.Così sono state sedotte molte ragazze: e il brutto è che più si parla di casi che dicono com’è terribile rovinarsi la verginità, e più tutto questo non impedisce ad altre di cader nella pania che sta lì in mostra a minacciarle. Spero di non doverti dare altri consigli; ma ho speranza che la tua grazia ti conservi proprio come sei: anche a rischio che così ti venga negata la modestia.

DIANA

Non c’è da aver paura per me.

Entra Elena.

VEDOVA

Speriamo. Guarda, dev’essere una pellegrina; mi sa che viene a pensione da me: si passano la voce. Glielo voglio chiedere: “Dio vi salvi, pellegrina, dove siete diretta?”.

ELENA

Al santuario di San Giacomo.

Per cortesia, sapete mica dove stanno i pellegrini?

VEDOVA

Al San Francesco, vicino alla porta.

ELENA

Sempre per questa via?

Banda militare che si avvicina.

VEDOVA

Sicuro.Sentite, vengono di qua.

Devota pellegrina, se aspettate

che i soldati siano passati

vi ci porto io al vostro albergo:

si dà il caso che conosca la sua padrona

meglio di me stessa.

ELENA

Siete voi?

VEDOVA

Se vi fa piacere, pellegrina.

ELENA

Vi ringrazio: fate con comodo, aspetto.

VEDOVA

Venite dalla Francia: giusto?

ELENA

Sì.

VEDOVA

Qui vedrete un vostro connazionale

che si è distinto in guerra.

ELENA

Come si chiama?

DIANA

Il Conte di Rossiglione.Lo conoscete?

ELENA

Solo di nome: ne parlano con ammirazione;

ma non l’ho mai visto.

DIANA

Chiunque sia,

qui se ne fa un gran parlare.È fuggito dalla Francia,

a quanto si dice, perché il Re lo aveva fatto sposare

contro la sua volontà. Secondo voi è così?

ELENA

Certo, è la verità. Io conosco sua moglie.

DIANA

C’è un gentiluomo al servizio del Conte

che non fa che sparlare di lei.

ELENA

Come si chiama?

DIANA

Monsieur Parolles.

ELENA

Oh, concordo con lui:

sia riguardo ai meriti di lei sia al gran valore

dello stesso Conte.Lei è troppo meschina

perché se ne ricordi il nome: l’unico merito che ha

è un’inviolabile onestà, che io sappia

mai sfiorata da dubbio.

DIANA

Oh, povera signora!

È una vita da schiava fare la moglie

di uno che ti detesta.

VEDOVA

Di sicuro, poverina, dovunque sia,

ha la pena nel cuore.E questa mia ragazza, se volesse,

potrebbe anche fargliela alle spalle.

ELENA

Che volete dire?

Forse che il Conte, invaghito, la tenta

a scopi irrispettosi?

VEDOVA

È questo:

e traffica con tutto quel che è buono

per corrompere il tenero onore di una vergine:

ma lei ha le armi per guardarsi da lui

con fermissima difesa.

Tamburi e bandiere. Entrano Bertram, Parolles e tutto l’esercito.

MARIANA

Dio ci guardi, sennò!

VEDOVA

Ecco, arrivano.

Quello è Antonio, figlio maggiore del Duca.

Quello lì, Escalus.

ELENA

Qual è il francese?

DIANA

Lui…

quello con la piuma.È molto coraggioso.

Ma se amasse sua moglie! Se si portasse con più onore!

Sarebbe anche più a posto.Non è bello e gentile?

ELENA

Mi piace molto.

DIANA

Peccato che non abbia onore.E quello è il brutto tipo

che lo porta fuori strada.Se fossi sua moglie

gli darei il veleno a quel ruffiano.

ELENA

Qual è?

DIANA

Quella specie di scimmia tutto sciarpe.Perché ha un’aria così triste?

ELENA

Forse è stato ferito in battaglia.

PAROLLES

Ma perdere il tamburo! Ah!

MARIANA

È tutto scosso per qualcosa. Guardate, c’ha visto.

VEDOVA

Ma va’ a farti impiccare!

MARIANA

E fa anche il vagheggino, lacché di un mezzano!

Escono Bertram, Parolles e l’esercito.

VEDOVA

Sono passati.Venite, pellegrina, che vi porto

dove alloggerete.A casa mia

ci sono già quattro o cinque penitenti

diretti al santuario di San Giacomo.

ELENA

Vi ringrazio umilmente. Vorrei

che questa signora è questa cara ragazza

cenassero da noi, a spese mie, con il mio grazie:

e, per ripagarvi ancora meglio,

darò a questa vergine consigli

che sarà bene che segua.

VEDOVA e MARIANA

Accettiamo volentieri il vostro invito. Escono.

ATTO TERZO – SCENA SESTA

Entrano Bertram e i due Nobili francesi.

PRIMO NOBILE

Eh, no, mio buon signore, mettetelo alla prova: lasciate che faccia a modo suo.

SECONDO NOBILE

Ch’io possa perdere la vostra fiducia se Vossignoria non si accorgerà che è un gran cialtrone.

PRIMO NOBILE

Sulla mia vita, signore, un pallone gonfiato.

BERTRAM

Credete che mi sia sbagliato a questo punto su di lui?

PRIMO NOBILE

Credetemi, signore; per mia conoscenza diretta, senza malizia, anzi come se parlassi di un mio parente: costui è un ben noto vigliacco, un bugiardo recidivo e senza fondo, un fedifrago al minuto, detentore di non una di quelle qualità che voi apprezzate.

SECONDO NOBILE

Sarebbe bene che lo conosceste meglio; altrimenti, fidando troppo su virtù che non ha, potrebbe farvi trovare a malpartito quando vi è necessario per questioni di fiducia e di gran conto.

BERTRAM

Solo che non so come metterlo alla prova.

SECONDO NOBILE

Niente di meglio che mandarlo a riprendersi il tamburo: avete appena sentito quanto si vanta di volerlo fare.

PRIMO NOBILE

Io, con un plotone di fiorentini, lo coglierò di sorpresa: li sceglierò in modo che lui non li distingua dai nemici. Lo legheremo e benderemo, facendogli credere che lo stiamo portando all’accampamento avversario, mentre lo portiamo al nostro.Basta che Vossignoria sia presente al suo interrogatorio.Non fidatevi più del mio giudizio se, per aver salva la vita, in preda a una paura dannata, non si offrirà di tradirvi e di ritorcervi contro ogni vostro segreto in suo possesso, invocando la punizione divina se non è vero.

SECONDO NOBILE

Ma sì, mandatelo a riprendersi il tamburo: ci sarà da ridere; dice che ha già in mente uno stratagemma. Vossignoria vedrà la sua bella riuscita, in quale metallo si scioglierà quella dorata gioia contraffatta: se poi non lo fate tondo come un tamburo, dai vostri gusti non vi salvate più. Eccolo che viene.

Entra Parolles.

PRIMO NOBILE

Ehi, facciamoci una risata! Non discutete l’onore che gli tocca per questa sua missione: l’importante è che si riprenda il suo tamburo.

BERTRAM

Allora, monsieur! Per voi questo tamburo è una spina nel fianco!

SECONDO NOBILE

Al diavolo! Lasciate andare: è solo un tamburo.

PAROLLES

Solo un tamburo! È un tamburo solo, quando si perde così? E per un ordine supremo: caricare con la nostra cavalleria i nostri stessi fianchi e tagliare in due le nostre stesse truppe!

SECONDO NOBILE

Di questo non si può certo incolpare la linea di comando: è stato un incidente bellico che Cesare stesso non avrebbe potuto impedire se fosse stato lui in carica.

BERTRAM

Dopo tutto, non ci possiamo lamentare di come è andata: perdere quel tamburo non ci ha fatto certo onore, ma oramai è perso.

PAROLLES

Si sarebbe potuto riprenderlo.

BERTRAM

Si sarebbe potuto, ma non si può più.

PAROLLES

Bisogna riprenderlo. Se non fosse che il merito di un’azione viene raramente attribuito a chi la fa di persona, vi farei vedere io uno che si riprende quel tamburo lì, o quello che volete voi, o hic jacet.

BERTRAM

Ma allora, monsieur, se il fegato ce l’hai, avanti! Se pensi che la tua magia in stratagemmi possa restituire questo strumento del nostro onore al suo posto di sempre, datti anima e corpo a quest’impresa e parti.Sosterrò il tuo piano come il gesto di valore che è. Se riuscirai, il Duca non solo ne farà parola ma ti conferirà onori in cui tanto grandeggia, fino all’ultima sillaba del tuo degno nome.

PAROLLES

Su questa mano di soldato, lo faccio io.

BERTRAM

Ma non dormirci su.

PAROLLES

Mi metto in moto stasera, e comincio subito a calcolare le mie probabilità, a rafforzarmi nell’idea del successo e a disporre tutto per una missione letale. Contate di avere mie notizie per mezzanotte.

BERTRAM

Mi dai il permesso di informare Sua Grazia di quello che hai deciso?

PAROLLES

Non so il successo, signore, ma giuro di provarci.

BERTRAM

So che sei valoroso e mi farò garante della tua preparazione di soldato. Addio.

PAROLLES

Sono uno che non ama le parole. Esce.

PRIMO NOBILE

Quanto un pesce non ama l’acqua.Non è davvero strano, signore, uno che ha l’aria di prendere così alla leggera una simile azione? Sa bene di non potercela fare, ci mette la testa che ce la farà, e arriverebbe a rimetterci la testa piuttosto di farla!

SECONDO NOBILE

Signore, voi non lo conoscete quanto noi. Non c’è dubbio che sappia imbucarsi tanto bene nel favore di una persona da sfuggire a ogni ricerca per una settimana: ma una volta smascherato lo avete in pugno per sempre.

BERTRAM

Ma credete davvero che di quello cui si sta preparando con tanta decisione lui non farà nulla?

PRIMO NOBILE

Nulla di nulla. Riporterà a casa una delle sue trovate: vi affibbierà due o tre bugie verosimili. Ma ormai l’abbiamo quasi inchiodato: stanotte vi cadrà davanti agli occhi.Uno così non può essere degno della stima di Vossignoria.

SECONDO NOBILE

Ma prima di spellarla vi faremo divertire con la volpe.Il primo a stanarla è stato il vecchio signor Lafew. Una volta che si strappi al suo costume, vedrete se non vi sembra infame – il tempo che si faccia notte.

PRIMO NOBILE

Devo andare a preparare la tagliola: ci finirà dentro.

BERTRAM

Vostro fratello verrà con me.

PRIMO NOBILE

Come comanda Vossignoria.Io vi lascio.

Esce.

BERTRAM

Ora vi porterò alla casa e vi farò vedere

la ragazza di cui vi ho parlato.

SECONDO NOBILE

Ma dite che è onesta.

BERTRAM

Questo è il difetto. C’ho parlato una volta

e l’ho trovata gelida, ma le ho fatto avere

per mezzo dello stesso pagliaccio che bracchiamo

pegni e lettere: anche se li ha mandati indietro.

Più non ho fatto.È una bella creatura:

volete vederla?

SECONDO NOBILE

Con tutto il cuore, signore.

Escono.

ATTO TERZO – SCENA SETTIMA

Entrano Elena e la Vedova.

ELENA

Se non credete che quella sia proprio io

non so come darvene certezza

senza tradire la sostanza del mio piano.

VEDOVA

Sono di buona famiglia, anche se decaduta,

e non son pratica di queste manovre:

non vorrei che una cosa del genere

macchiasse la mia reputazione.

ELENA

E io mai lo vorrei.

Basta vi convinciate che il Conte è mio marito

e che quanto vi ho confidato, giurando voi il segreto,

è vero parola per parola, e non c’è caso

che per l’aiuto benigno che a voi io chiedo

possiate deviare dalla retta via.

VEDOVA

Dovrei credervi,

perché mi avete mostrato prove sufficienti

della vostra fortuna.

ELENA

Prendete questa borsa d’oro

che vi ripaghi dell’aiuto amichevole datomi finora:

vi corrisponderò una doppia ricompensa

quando l’avrò visto alla prova.Il Conte corteggia vostra figlia

ha cinto di bramoso assedio la sua bellezza,

deciso a conquistarla; fate che lei infine acconsenta:

noi le diremo come deve contenersi.

Il suo sangue molesto non negherà nulla

di quello che lei gli chiede.Il Conte porta un anello

passato di padre in figlio in casa sua

per quattro o cinque generazioni,

da quando lo mise il capostipite. Questo anello

lo tiene in grande conto; ma nel suo sventato ardore,

per avere quel che vuole non gli parrà troppo,

anche se poi si pentirà.

VEDOVA

Ora vedo

cosa avete in mente.

ELENA

E vedete che è legittimo.Non chiedo altro

che vostra figlia, prima di mostrarsi vinta,

chieda l’anello, poi gli dia un appuntamento,

e infine lasci che sia io a rispettarlo,

mentre lei castissima si astiene.Dopo,

come sua dote io aggiungerò tremila corone

a quello che ho già dato.

VEDOVA

Acconsento,

istruite mia figlia su come deve fare

perché vi sia accordo di tempo e luogo

per questo inganno così legittimo.Lui viene la sera

con accozzaglie di musicanti e serenate composte

per il di lei disdoro.Non serve a nulla

scacciarlo via da casa: lui tiene duro,

come se ne andasse della vita.

ELENA

E allora mettiamo in atto il piano

stasera stessa.Se riesce bene,

sarà sordido intento in atto legittimo

per legittimo intento in atto legittimo:

entrambi senza peccato, in peccato di fatto.

Ma mettiamoci all’opera. Escono.

Tutto è bene quel che finisce bene
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