Sonetto 95

Shakespeare. Sonetto 9

«Come sai render dolce ed amabil la vergogna
che simile al verme nella fragrante rosa».  

Con un atteggiamento paterno, il poeta continua la sua predica su quanto possano essere ingannevoli le apparenze. Nella prima quartina costruisce una similitudine in cui il giovane è come una “fragrante rosa” in cui il vizio, paragonato a un verme distruttivo, cresce incontrollato.

Sonetto 95
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Come sai render dolce ed amabil la vergogna
che simile al verme nella fragrante rosa,
contamina la bellezza del tuo fiorente nome!
O in quali dolcezze racchiudi i tuoi peccati!
Chi narrerà la storia dei tuoi giorni
commentando lascivamente i tuoi piaceri,
in forma di elogio sol potrebbe criticarti:
basta il tuo nome a ingentilire ogni biasimo.
O qual splendida dimora hanno eletto quei vizi
che per loro abitazione hanno scelto te,
ove manto di bellezza copre ogni peccato
e converte in grazia quanto l’occhio può vedere!
Attento, cuore caro, a questo immenso privilegio:
male usata anche la più dura lama perde il filo.

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Il poeta non condanna il giovane ma sembra invece quasi gioioso che la sua bellezza  nasconda un tale vizio: “O in quali dolcezze racchiudi i tuoi peccati!” Nella seconda quartina, il poeta si critica per i suoi “commenti lascivi” sulla giovinezza del giovane, e arriviamo a capire che la “vergogna” al verso 1 è in realtà  la cattiva reputazione che il poeta attribuisce al giovane. Ma semplicemente menzionare il nome del giovane come fa il poeta trasforma la malizia in un complimento su di lui: “basta il tuo nome a ingentilire ogni biasimo”. Nell’ultima quartina, il poeta affronta nuovamente la capacità del giovane di mascherare qualsiasi vizio nel suo carattere. Questa volta, il poeta paragona la giovinezza a un’abitazione “ove manto di bellezza copre ogni peccato / e converte in grazia quanto l’occhio può vedere!”  Il tono giubilante e quasi orgoglioso di queste righe è simile a quello della prima quartina.

Poiché il giovane è assolutamente bello e il poeta è del tutto poco attraente, risultano non compatibili per fondersi in un unico essere. Il poeta sa che può aspettarsi poco piacere dalla relazione, ma esita a compiere la rottura definitiva e completa. Essenzialmente lui è la “vergogna / che simile al verme nella fragrante rosa, / contamina la bellezza del tuo fiorente nome [del giovane]!” Sapendo che il comportamento del giovane verso di lui è disonorevole perché falso, il poeta tuttavia si ingrazia al giovane. Ad esempio, nel distico finale, lo chiama “cuore caro” e il suo affetto paterno lo spinge ad avvertirlo: “male usata anche la più dura lama perde il filo”. In altre parole, la bellezza che il giovane usa per nascondere i suoi difetti alla fine gli verrà meno; più cerca di compensare i suoi vizi interiori mantenendo il suo aspetto esteriore, più velocemente quel bellissimo aspetto esteriore fallirà. Alla fine sarà esposto, non come un uomo attraente, ma come una presa in giro manipolatrice.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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