Sonetto 101

Shakespeare. Sonetto 9

«Quali saranno le tue scuse, o Musa vagabonda,
per tanta negligenza di virtù in bellezza?».  

Continuando la sua richiesta alla Musa della poesia, il poeta abbandona il silenzio e filosofeggia sulla natura della verità e della bellezza.

Sonetto 101
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Quali saranno le tue scuse, o Musa vagabonda,
per tanta negligenza di virtù in bellezza?
Virtù e bellezza insieme dipendon dal mio amore,
ed anche tu in lui trovi ogni tuo merito.
Dammi risposta, o Musa, vuoi tu forse dire:
“Virtù, in colore fissa, non necessita pittura,
né bellezza di pennello per attestarne il vero;
ma il meglio meglio risplende se puro lo si lascia?”.
Resterai tu muta perché a lui non serve lode?
Non scusar così il silenzio, perché sta in te
far sì ch’ei sopravviva a un sepolcro d’oro
e che sia apprezzato in epoche a venire.
Fa dunque il tuo dovere, Musa: io ti insegnerò
a mostrarlo com’è ora anche in tempi più lontani.

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La natura, dice, è la verità del poeta; la bellezza cosmetica, la sua falsità: “Virtù, in colore fissa, non necessita pittura, / né bellezza di pennello per attestarne il vero”. Ritorna anche su un altro dei suoi temi preferiti, l’immortalità del giovane attraverso i suoi versi; riconosce che la sua unica responsabilità nella vita è “far sì ch’ei sopravviva a un sepolcro d’oro / e che sia apprezzato in epoche a venire”.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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