Sonetto 110

Shakespeare. Sonetto 9

«Ahimè, è vero, ho errato qua e là
e fatto di me stesso un buffone da teatro».  

Il poeta si rammarica profondamente della sua mancanza di attenzione nei confronti del giovane e desidera mostrare il suo disgusto e il suo rimprovero. Elenca i suoi difetti ed esprime risentimento per essere legato al suo corso “un buffone da teatro” e per aver“deprezzato sentimenti”: per il suo amore per il giovane.

Sonetto 110
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Ahimè, è vero, ho errato qua e là
e fatto di me stesso un buffone da teatro,
ho trafitto i miei pensieri, deprezzato sentimenti,
e per nuove sensazioni offeso vecchi affetti.
È ancor più vero che guardai la fedeltà
con sospetto e distacco; ma per il cielo,
questo fuorviare diede al mio cuore nuova giovinezza
e i peggiori incontri ti confermaron mio supremo amore.
Or tutto è passato, abbi quanto non avrà mai fine:
mai più vorrò acuire questa voglia mia d’amore
con esperienze nuove per provare un vecchio amico,
un dio in amore, al quale son devoto.
Lascia ch’io dunque torni al cielo mio migliore,
l’ambito cuore tuo, puro e generoso.

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Quasi masochisticamente, crede di essersi fatto male, un autolesionismo che merita anche il rimprovero del giovane.

Il Sonetto 110 è unificato dalla nozione di verità del poeta e dai molti modi diversi in cui la verità viene espressa: “è vero”, “ancor più vero”, “guardato alla fedeltà” e “puro e generoso”. Il sonetto incorpora il movimento del poeta dal rimpianto di un comportamento precedente al suo adulatorio sul giovane. Nella prima quartina, il poeta ammette di aver offeso il giovane con le sue azioni, anche se non dice esattamente quali fossero quelle azioni fino alla seconda quartina: Ha mostrato affetto per “un altro giovane”. Tuttavia, questa breve relazione ha solo rafforzato il suo amore per il giovane, che lui chiama “mio supremo amore”. Giurando di non voler “acuire questa voglia mia d’amore / con esperienze nuove per provare un vecchio amico”, il poeta supplica il giovane: “Lascia ch’io dunque torni al cielo mio migliore”, e si ingrazia al giovane chiamandolo “puro e generoso”.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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