Sonetto 116

Shakespeare. Sonetto 9

«Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è amore».  

Nonostante il tono confessionale di questo sonetto, non vi è alcun riferimento diretto al giovane. Il contesto generale, tuttavia, rende chiaro che l’alienazione temporanea del poeta si riferisce all’incostanza e al tradimento del giovane, non a quello del poeta, anche se, come avviene sulla scia del sonetto precedente, il poeta potrebbe cercare di convincersi di nuovo che “adesso”, “ama di più” il giovane.”

Sonetto 116
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Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

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Il Sonetto 116, quindi, sembra un tentativo meditativo di definire l’amore, indipendente dalla reciprocità, dalla fedeltà e dalla bellezza eterna: “Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote / dovran cadere sotto la sua curva lama”. Dopo tutte le sue incertezze e le sue scuse, il Sonetto 116 lascia pochi dubbi sul fatto che il poeta sia innamorato dell’amore.

L’essenza dell’amore e dell’amicizia per il poeta, a quanto pare, è la reciprocità, o mutualità. Nel Sonetto 116, ad esempio, la relazione ideale è indicata come “l’unione di anime fedeli”, un’unione che può essere realizzata da devoti e fedeli: “Non sia mai ch’io ponga impedimenti / all’unione di anime fedeli”. Il servizio matrimoniale nel Libro episcopale di preghiera comune (Episcopal Book of Common Prayer) – “Se qualcuno di voi conosce causa o solo impedimento” – fornisce il modello per le linee di apertura del sonetto. In essi vediamo l’atteggiamento del poeta verso l’amore, che procede a definire prima negativamente. Spiega cosa non è l’amore e poi definisce positivamente cosa è. Il “faro sempre fisso” è il tradizionale marchio marittimo e guida per i marinai – la Stella Polare – il cui valore è inestimabile sebbene la sua altitudine – la sua “distanza” – sia stata determinata. A differenza della bellezza fisica, la stella non è soggetta alle ingiurie del tempo; né il vero amore, che “non è soggetto al Tempo”.

Il poeta introduce quindi i concetti di spazio e tempo, applicandoli al suo ideale di vero amore: “Amore non muta in poche ore o settimane, / ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio”. Si noti che il verbo “mutare” è sollevato direttamente dalla riga 3, in cui il poeta descrive ciò che l’amore non è. “Resiste al giorno” significa sopravvivere; “estremo del giudizio”, il Giorno del Giudizio. Infine, con assoluta convinzione, il poeta sfida gli altri a trovarlo sbagliato nella sua definizione: “se questo è errore e mi sarà provato, / io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato”. Quanto sia sicuro il poeta nei suoi standard di amicizia e amore, che spera che lui e il giovane possano raggiungere, è evidente in questo distico conclusivo; mette in gioco la sua poesia come la sua scommessa che l’amore è tutto ciò che egli ha descritto che sia.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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