Sonetto 120

Shakespeare. Sonetto 9

«La tua crudeltà d’un tempo oggi m’aiuta,
poiché memore del dolore che allor provai».  

Il poeta e il giovane ora possono apprezzare le reciproche ferite, con il poeta che trascura il giovane per la sua amante e il giovane che commette una vaga “crudeltà”.

Sonetto 120
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La tua crudeltà d’un tempo oggi m’aiuta,
poiché memore del dolore che allor provai
mi sentirei schiantato dal peso dei miei torti,
ché di bronzo non ho i nervi, né d’acciaio.
Se anche tu hai sofferto per le colpe mie
l’angoscia ch’io sentii, inferno saran stati quei momenti
ed io, tiranno, tempo non ebbi
di pesar quel che un dì patii per il tuo oltraggio.
O se quella cupa angoscia avesse ricordato
al mio sentir profondo quanto stronca un dolor sincero,
per poterti porgere, come allor tu offristi a me,
l’umile balsamo che dà conforto a cuori oppressi!
Ma la tua crudeltà d’un tempo è oggi una risorsa
per compensar quell’onta e riscattar la mia.

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Ma le loro posizioni sono ribaltate solo in senso retorico, poiché il poeta continua a sostenere che restano amici: “Ma la tua crudeltà d’un tempo è oggi una risorsa / per compensar quell’onta e riscattar la mia”. Il Sonetto 120 incarna ancora un’altra variazione sul trasferimento dei ruoli del poeta: dal sofferente – “poiché memore del dolore che allor provai” – al trasgressore incostante – “… Se anche tu hai sofferto per le colpe mie” – al tiranno – “ed io, tiranno, tempo non ebbi.”  La storia poetica diventa improvvisamente complessa e torturata dalla presenza di un altro, sebbene questa presenza rimanga sullo sfondo.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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