Sonetto 122

Shakespeare. Sonetto 9

«Il diario, tuo regalo, è qui nella mia mente,
interamente impresso in memoria imperitura».  

Proprio come nel Sonetto 77 il poeta ha dato al giovane un taccuino in cui scrivere i suoi pensieri, è ora il giovane che ha dato al poeta un taccuino, che il poeta però scarta.

Sonetto 122
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Il diario, tuo regalo, è qui nella mia mente,
interamente impresso in memoria imperitura
e durerà più a lungo di quei bianchi fogli
al di là di ogni tempo sino all’eternità
o per lo meno, fino a che la mente e il cuore
avranno da natura la facoltà di vivere,
finché non cederanno al rovinoso oblìo
il tuo nome, il tuo ricordo non andrà mai perso.
Quel povero diario non poteva contenere tutto,
né mi servon note per ricordarmi del tuo amore,
questa è la ragione che mi spinse a separarmene
dando credito alla mente che meglio ti riceve:
tenere un promemoria che mi aiuti a ricordarti
sarebbe come ammettere dimenticanza in me.

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Il poeta, che sa più cose sul giovane di quanto qualsiasi libro possa contenere, afferma che non ha bisogno di alcun promemoria. Rifiutare il taccuino è un gesto curioso, quasi indifferente, che indica quanto sia diventata casuale la relazione. Sebbene gli ultimi due versi – “tenere un promemoria che mi aiuti a ricordarti / sarebbe come ammettere dimenticanza in me” – sottolineano che il poeta non teme di perdere il ricordo del giovane, l’intero sonetto implica che il giovane sta rapidamente diventando solo un caro ricordo, se non lo è già.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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