Sonetto 123

Shakespeare. Sonetto 9

«No Tempo, mai ti vanterai ch’io cambi;
le piramidi che innalzi con sempre nuova possa».  

Il poeta nega chiaramente di essere uno degli sciocchi del tempo, o uno che agisce solo per una soddisfazione immediata: “No Tempo, mai ti vanterai che io cambi”.

Sonetto 123
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No Tempo, mai ti vanterai ch’io cambi;
le piramidi che innalzi con sempre nuova possa
non mi dicon niente, non han niente di nuovo:
non son che nuove vesti di cose già vedute.
È breve l’arco della vita, perciò guardiam stupiti
il vecchio che ci imponi come fosse nuovo,
e che vogliamo credere fatto a nostro gusto
piuttosto di pensare che già ne udimmo dire.
Io ti sfido Tempo e sfido i tuoi registri,
perché non mi sorprende il tuo presente od il passato
le tue vestigia mentono e mente quanto vediamo
fatto grande o piccolo dalla tua continua furia:
questo io ti giuro e questo manterrò,
a scorno tuo e della tua falce, io non cambierò.

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Questo tema della fedeltà è evidente in tutto il sonetto. Dopo aver affermato con aria di sfida che non sarà indotto a porre fine al suo amore per il giovane, filosofeggia su come le persone percepiscono gli oggetti e gli eventi in base a ciò che vogliono vedere, non a ciò che realmente è. Il poeta sostiene che poiché viviamo solo per un breve lasso di tempo, diamo maggior valore a ciò che è vecchio – ciò che ha resistito alle ingiurie del tempo ed è esistito molto più a lungo di ogni singola persona – ad esempio, le “piramidi” nella riga 2, che simboleggiano l’accumulo del tempo.

Nelle prime due righe della terza quartina, il poeta afferma di nuovo con audacia che il suo amore è diverso da queste immagini create di cui ha appena discusso: “Io ti sfido Tempo e sfido i tuoi registri, / perché non mi sorprende il tuo presente od il passato”. Segue poi questa affermazione con un vanto ancora maggiore nel distico conclusivo: l’unica cosa che non è influenzata dalla fortuna o dall’incidente è il vero voto d’amore. La sua sfacciata affermazione “a scorno tuo e della tua falce, io non cambierò” bilancia piacevolmente la linea di apertura del sonetto; il suo vanto qui alla fine del sonetto contrasta quello del tempo, all’inizio.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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