Sonetto 39

Shakespeare. Sonetto 9

«Come posso cantare equamente i tuoi meriti
se tu sei tutto il meglio di me stesso?».  

Il Sonetto 39 costruisce un’ingegnosa variazione sul tema dell’assenza. Ironicamente, la separazione è fonte di ispirazione: “affinché con questa separazione io possa dare / quanto a te dovuto e che tu solo meriti”.

Sonetto 39
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Come posso cantare equamente i tuoi meriti
se tu sei tutto il meglio di me stesso?
A cosa può servirmi la lode del mio io?
E se lodo te, cos’altro è se non l’elogio mio?
Anche per questo dobbiamo vivere divisi
e lasciar che il nostro amore perda la sua unità,
affinché con questa separazione io possa dare
quanto a te dovuto e che tu solo meriti.
O lontananza, quale tormento tu saresti,
se l’amaro ozio non m’accordasse la dolce libertà
di occupare il tempo in pensieri d’amore,
che dolcemente inganna sia tempo che pensieri,
e se non m’insegnassi come divider uno in due
lodando la presenza di chi in realtà è lontano.

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Inoltre, poiché il giovane è “tutto il meglio” del poeta, i due rimangono uniti attraverso l’immaginazione del poeta stesso, sebbene siano fisicamente separati. Attraverso una serie di domande retoriche, il poeta esplora il paradosso del suo essere contemporaneamente due entità. Non ci possono essere conclusioni soddisfacenti poiché vite separate creano identità separate, non una. O il poeta ama se stesso e tradisce il giovane, oppure il poeta ama il giovane e tradisce se stesso.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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