Sonetto 2

Shakespeare. Sonetto 2

«Quando quaranta inverni avranno aggredito la tua fronte
e scavato fonde trincee nel campo della tua bellezza,». 

Il Sonetto 2 continua l’argomento e la supplica del Sonetto 1, questa volta attraverso le immagini dell’esercito, dell’inverno e del commercio. Il tempo è ancora il grande nemico, che assedia la fronte del giovane, scavando trincee – rughe – sul suo viso e devastando il suo bell’aspetto. La bellezza è concepita come un tesoro che decade a meno che, attraverso l’amore, la sua crescita naturale – sposarsi e avere figli – non sia resa possibile.

Sonetto 2
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Quando quaranta inverni avranno aggredito la tua fronte
e scavato fonde trincee nel campo della tua bellezza,
la superba veste della tua gioventù or tanto ammirata,
sarà considerata un cencio di nessun valore:
se allora ti venisse chiesto dove giace il tuo fascino
e dove si è perso l’amore dei tuoi ruggenti giorni,
ammettere che è in fondo ai tuoi occhi incavati
sarebbe penosa vergogna ed inutile vanto.
Qual maggior lode avrebbe l’uso della tua bellezza
se tu potessi rispondere: “Questa mia bella creatura
pareggia il mio conto e giustifica la mia vecchiaia”
dimostrando che è tua la sua bellezza ereditata!
Questo sarebbe rinnovarti quando sarai vecchio
e veder caldo il tuo sangue quando il tuo sarà freddo.

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Il poeta tenta di spaventare il giovane mostrandogli il suo futuro facendolo sposare e avere figli . Quando il giovane avrà quarant’anni, non sarà altro che un ‘“cencio di nessun valore”  perché sarà solo e senza figli. L’unica cosa a cui il giovane dovrà guardare indietro sono i suoi “ruggenti giorni” egoisti, vuoti perché non ha creato nulla – vale a dire, nessun bambino. Questa sterilità della vecchiaia è simboleggiata nell’ultima riga del sonetto: “e veder caldo il tuo sangue quando il tuo sarà freddo” in contrasto con le immagini primaverili del sonetto precedente.

L’argomento del poeta secondo cui il giovane non procreando si sta effettivamente facendo del male è presente in questo sonetto come nel precedente. Questa volta, tuttavia, il narcisismo del giovane è sia fisico che emotivo. Il poeta predice che quando il giovane compirà i quarant’anni, avrà “occhi incavati” e la vergogna che proverà per non avere figli sarà un’emozione che ricorda le frasi “bruci te stesso” “diverrai talmente ingordo” nel Sonetto 1.

“La superba veste” nella riga 3, che qui significa abbigliamento ben confezionato, contrasta con “cencio di nessun valore” in quanto gli abiti del servo di un nobile contrastano con gli stracci di un mendicante; la frase si riferisce anche alla bellezza esteriore del giovane, che il tempo divora. Astenersi dal matrimonio rende i giovani colpevoli di narcisismo e di crudeltà verso le generazioni future.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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