Sonetto 6

«Non lasciare quindi che l’aspra mano dell’inverno
devasti la tua estate prima d’averla distillata».  

Il Sonetto 6 continua l’immaginario invernale del sonetto precedente e promuove il tema della procreazione. L’inverno, che simboleggia la vecchiaia, e l’estate, che simboleggia la giovinezza, sono diametralmente opposte.

Sonetto 6
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Non lasciare quindi che l’aspra mano dell’inverno
devasti la tua estate prima d’averla distillata:
rendi dolce una fiala; riponi in qualche luogo
il tesoro della tua bellezza prima che si estingua.
Non è usura perseguibile un interesse
che rende felice chi paga un prestito voluto;
tale per te sarebbe procreare un altro tuo io
o dieci volte meglio se l’uno ti rendesse dieci.
Dieci volte più di te sarebbe il tuo io felice
se dieci dei tuoi ti raffigurassero dieci volte:
qual potere avrebbe morte, se privato della vita
tu lasciassi te vivente nella tua posterità?
Non essere testardo, tu sei troppo bello
per esser preda della morte e far eredi i vermi.

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Il poeta implora il giovane di non morire senza figli – “prima che tu sia distillato” – senza prima aver preparato “dolce una fiala”. Qui, “distillato” ricorda i fiori estivi del Sonetto 5; “fiala”, che si riferisce alla bottiglia in cui è contenuto il profumo, simboleggia l’immagine per una donna che il giovane amerà sessualmente, ma “fiala” può anche riferirsi al figlio di quell’unione sessuale. Dieci figli, dichiara il poeta, genereranno dieci volte l’immagine del padre e dieci volte la felicità di un solo figlio.

In questo sonetto il poeta condanna fermamente il narcisismo del giovane collegandolo alla morte riferendosi sia al fatto che il giovane ha accumulato la sua bellezza non trasmettendola a un bambino, sia al suo inevitabile morire da solo se continua con il suo comportamento narcisistico. Il poeta sostiene che la procreazione assicura la vita dopo la morte; perdere la tua identità con la morte non significa necessariamente la perdita della vita se avrai procreato. Le righe 5 e 6 chiariscono questo concetto: “Non è usura perseguibile un interesse / che rende felice chi paga un prestito voluto;”. Una volta che riconosci la ricchezza della bellezza amando un’altra persona, devi usare questa conoscenza dell’amore se la bellezza si vuole aumentare e non far decadere.

Il Sonetto 6 è degno di nota per l’ingegnoso moltiplicarsi di concetti e soprattutto per il gioco di parole conclusivo su un testamento legale come nel distico finale: “Non essere testardo, tu sei troppo bello / per esser preda della morte e far eredi i vermi”. Qui il poeta giustappone i temi del narcisismo e della morte.  Nel testo inglese “Self-willed” (testardo)  riecheggia con “self-killed” (auto-ucciso) nella linea 4. I vermi che distruggono il cadavere del giovane saranno i suoi unici eredi se dovesse morire senza aver generato un figlio.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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