Sonetto 17

Shakespeare. Sonetto 9

«Chi crederà ai miei versi nei tempi che verranno
se straripassero dei tuoi meriti più eletti?».  

Nei primi sonetti, la preoccupazione principale del poeta era di convincere il giovane a sposarsi e riprodurre la sua bellezza generando un figlio. Questo cambia nel Sonetto 17, in cui il poeta teme che la sua lode venga ricordata semplicemente come “furor poetico” dando falsamente al giovane più bellezza di quella che il giovane effettivamente possiede, esprimendo così un’insicurezza riguardo alle sue creazioni poetiche come da inizio del sonetto precedente.

Sonetto 17
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Chi crederà ai miei versi nei tempi che verranno
se straripassero dei tuoi meriti più eletti?
Eppure anche il cielo sa che son come una tomba
che cela la tua vita e poco dicon dei tuoi pregi.
Se potessi scrivere la bellezza dei tuoi occhi
e in nuove rime enumerare ogni tua grazia,
l’età a venir direbbe: “Questo poeta mente,
tali tocchi divini mai dipinsero volti umani”.
Così i miei scritti ingialliti dal passar del tempo,
verrebbero derisi qual ciarle menzognere
e le tue sincere lodi chiamate furor poetico
e rime affettate di una vecchia cantilena:
ma se a quel tempo vivesse un figlio tuo,
due volte tu vivresti, in lui e nelle mie rime.

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Questo tono dispregiativo riguardo ai sonetti è più evidente nella riga 3, in cui il poeta caratterizza la sua poesia “come una tomba”. Tali immagini della morte sono appropriate, data la frequente riferimento a immagini di tempo, morte e decadenza dei primi diciassette sonetti. Ironia della sorte, il poeta, che è stato così preoccupato che il giovane alla sua morte possa lasciare un’eredità per ricordare agli altri la sua inestimabile bellezza, ora è preoccupato per la sua reputazione futura. Le sue poesie saranno ridicolizzate dai lettori che non credono all’elogio del poeta per la bellezza del giovane? No, dice il poeta, se il giovane avrà un figlio con il quale le persone possono confrontare le descrizioni del poeta sulla bellezza del giovane con la bellezza del figlio, chiederà al giovane di avere un figlio per confermare la dignità del poeta.

Il distico conclusivo del sonetto collega la procreazione sessuale e la verseggiatura come attività parallele: “Ma se a quel tempo vivesse un figlio tuo, / due volte tu vivresti, in lui e nelle mie rime”. L’obiettivo del poeta è una lotta senza fine contro il tempo, il cui scopo distruttivo può essere frustrato solo dalla creazione di una nuova bellezza o arte, che tiene la vita sospesa.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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