Sonetto 30

Shakespeare. Sonetto 9

«Quando all’appello del silente pensiero
io cito il ricordo dei giorni passati».  

Il poeta ripete il tema del Sonetto 29, secondo cui i ricordi della giovinezza sono compensazioni inestimabili – non solo per molte delusioni e speranze non realizzate, ma per la perdita di amici precedenti: “Ma se in quel momento io penso a te, amico caro, / ogni perdita è compensata e ogni dolor ha fine.”

Sonetto 30
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Quando all’appello del silente pensiero
io cito il ricordo dei giorni passati,
sospiro l’assenza di molte cose bramate
e a vecchie pene lamento lo spreco della mia vita:
allora, pur non avvezzi, sento inondarsi gli occhi
per gli amici sepolti nella notte eterna della morte,
e piango di nuovo pene d’amor perdute,
e soffro lo stacco di tante immagini scomparse:
allora mi affliggo per sventure ormai trascorse,
e, di dolore in dolore, tristemente ripasso
l’infelice conto delle sofferenze già sofferte
che ancora pago come non avessi mai pagato.
Ma se in quel momento io penso a te, amico caro,
ogni perdita è compensata e ogni dolor ha fine.

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Stilisticamente, il Sonetto 30 rispecchia in modo identico la forma poetica del sonetto precedente.

Questo sonetto è uno dei più squisitamente realizzati dell’intera sequenza che tratta della depressione del poeta per la separazione del giovane (Sonetti 26– 32).

Nel testo inglese, comprende una straordinaria complessità di modelli sonori, compreso l’uso efficace dell’allitterazione – suoni consonantici ripetitivi in ​​una serie di parole.

Ma l’allitterazione è solo uno dei metodi utilizzati dai poeti per esaltare la melodia delle loro opere. La rima, ovviamente, è un altro strumento per farlo. Un terzo è l’assonanza – suoni vocalici simili nelle sillabe accentate – ad esempio, il suono breve “e” nelle frasi “Quando sessioni” e “ricordo”. In questo caso, il suono breve della “mi” aiuta a unificare il sonetto, poiché il suono assonante inizia – “Quando” – e conclude – “fine” – il sonetto.

Contribuire al ritmo distintivo dei versi del Sonetto 30 è la variazione degli accenti nei versi del pentametro normalmente giambici. Ad esempio, la riga 7 non presenta un’evidente alternanza di sillabe corte e lunghe. Uguale accento è posto su “piango di nuovo pene d’amor perdute”, con solo leggermente meno accento su “da”, che segue questa frase. Allo stesso modo, nella riga 6, “gli amici sepolti” e “notte eterna della morte” sono ugualmente sottolineati. Questo sonetto esemplifica il motivo per cui lo Shakespeare dei sonetti è ritenuto senza rivali nel raggiungere ritmo, melodia e suono all’interno della struttura limitata del sonetto.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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