«Quando ho gli occhi chiusi essi vedon meglio,
di giorno infatti scorrono su cose senza merito».
Con il Sonetto 43 inizia la serie di sonetti sull’assenza o lontananza. In questa nuova sequenza, diversi significati delle stesse parole vengono sviluppati in costruzioni versatili e giustapposizioni. Notare il curioso doppio uso di “ombra” e “forma” in “E tu, la cui ombra rende brillanti l’ombre, / qual divina forma assumerebbe la tua ombra …”.
Sonetto 43 Quando ho gli occhi chiusi essi vedon meglio, |
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Nel Sonetto 43, il poeta evince che la sua unica consolazione nell’essere separato dal giovane sia la notte, quando può cioè sognarne la bellezza. Le immagini di capovolgimento sono prevalenti e tutte affrontano il modo in cui il giovane influenza il poeta. Per esempio, il poeta dice che di notte è contento perché può vedere il giovane nei suoi sogni: Il giovane – un’“ombra” – proietta la luce che illumina la sua bellezza. Ma durante il giorno, il poeta è addolorato, perché allora l’assenza del giovane è molto intensa. Queste situazioni paradossali tra il giorno e la notte e tra la presenza e l’assenza del giovane sono descritte nel modo più completo nel distico conclusivo del sonetto: “Finché non ti vedo ogni giorno è notte per vederti /
e ogni notte giorno luminoso se mi appari in sogno.”. Il mondo del poeta è capovolto.
Sonnet 43 – In English
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture