Sonetto 49

Shakespeare. Sonetto 9

«Per quel giorno, se mai verrà quel giorno,
in cui ti vedrò accigliare ad ogni mio difetto».  

Non c’è orgoglio in questo sonetto, le cui prime quattro righe continuano la paura del poeta per la “verità” evocata nel sonetto precedente.

Sonetto 49
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Per quel giorno, se mai verrà quel giorno,
in cui ti vedrò accigliare ad ogni mio difetto,
e chiuderà il tuo amore il suo conto estremo
spinto a tal giudizio da sagge riflessioni:
per quel giorno in cui m’incontrerai da estraneo
senza volgere al mio viso il sole dei tuoi occhi,
e l’amor, mutato da quel che era un tempo,
troverà ragioni di una certa gravità:
per quel giorno, dovrò cercare asilo
dentro la coscienza dei miei soli meriti,
e alzerò davanti a me questa mia mano
per parare quanto addurrai a tua ragione.
Per lasciar me miserabile tu hai la forza delle leggi,
mentre io d’esser amato non posso vantar diritti.

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Inoltre, il poeta è pronto a dare la colpa a se stesso per il fatto che il giovane non lo ama più: “e alzerò davanti a me questa mia mano…”. In questa poesia accuratamente strutturata, non c’è dubbio sull’umiltà e la tristezza del poeta, indicate soprattutto nella frase ripetuta “Per quel giorno” all’inizio di ogni quartina.

Nelle prime due la frase descrive la futura diserzione del giovane; nella terza lo difende. Scrivendo del giovane, il poeta accetta l’inevitabile tempo “m’incontrerai da estraneo”; a malapena biasimerà il giovane per averlo lasciato come un “miserabile “.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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