Sonetto 52

Shakespeare. Sonetto 9

«Io sono come il ricco cui chiave benedetta
può condurre al suo dolce tesoro ben rinchiuso».  

Il poeta accetta di più la separazione dal giovane, che paragona a un “tesoro ben rinchiuso”.

Sonetto 52
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Io sono come il ricco cui chiave benedetta
può condurre al suo dolce tesoro ben rinchiuso,
che però non vuole rimirare ogni momento
per non fiaccare l’estasi di un piacer più raro.
Per questo son le feste così solenni e ambite
perché ricorron rade nel volgersi dell’anno,
esse sono distanziate come pietre di valore
o gioielli d’alto pregio inseriti in un collare.
Così il tempo che ti serba è come il mio forziere
o come uno stipo che protegga vesti pregiate
per render più prezioso quell’attimo felice
quando ripresenta il suo splendor nascosto.
Benedetto sii tu, il cui valor mi offre il pregio
di gioir con te vicino, di sperar se sei lontano.

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Questa immagine del giovane come un tesoro unisce il sonetto: nella riga 9, il poeta scrive: “Così il tempo che ti serba è come il mio forziere”, “tempo” che si riferisce chiaramente al tesoro bloccato ovvero al giovane. Inoltre, i termini “splendor nascosto” nella riga 12 e “ben rinchiuso” sono collegati in modo simile.

Alla fine, rendendosi conto che la separazione dal giovane ha anche i suoi vantaggi, il poeta ritiene una benedizione sotto mentite spoglie che lui e il giovane si incontrino di rado – incontri che definisce “feste così solenni e ambite”. Meno incontri ci saranno tra i due e più speciali e intensamente emotivi saranno i loro appuntamenti.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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