Sonetto 53

Shakespeare. Sonetto 9

«Qual è la tua natura, di che mai sei fatto
per essere scortato da tante ombre estranee?».  

Un poeta più rilassato sembra aver dimenticato i suoi dubbi precedenti riguardo la relazione con il giovane, che è ancora attraente ma il cui vero io è sfuggente.

Sonetto 53
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Qual è la tua natura, di che mai sei fatto
per essere scortato da tante ombre estranee?
Ognuno riflette solo l’unica sua ombra
e tu puoi, da solo, prestarti a tante ombre.
Si descriva Adone ed il suo ritratto
misera imitazione diventa di te stesso;
si sommi al volto d’Elena ogni bellezza rara
ed ancora appari tu dipinto in vesti greche;
si parli di primavera e di copiose messi,
la prima non è che l’ombra della tua bellezza,
le altre sembran solo tuo generoso dono;
e in ogni felice forma noi ti rivediamo.
Ogni bellezza esterna ha di tuo qualcosa,
ma per animo costante nessun con te s’accorda.

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Ironicamente, l’elogio sontuoso e ricercato del giovane – ad esempio, quando lo paragona ad Adone, una leggendaria bellezza classica – è esattamente il tipo di poesia artificiosa, arrogante e dal suono falso criticata in precedenza dal poeta ai suoi rivali.

La stravaganza delle figure retoriche del poeta allude a una creatura illusoria, sottile e complessa, forse al di là delle capacità del poeta di descrivere. Immagini di ombre, ombre e pittura corrono in tutto il sonetto e il linguaggio utilizza termini ambigui: ad esempio, “ombra” può significare silhouette, immagine, riflesso, simbolo o fantasma.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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